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Visualizzazione dei post da novembre, 2015

INCASTRI

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Rotterdam - Incastri (2013) Il mio scopo è quello di riconoscere quei momenti in cui ogni cosa si trova al suo posto. In realtà ogni singolo istante è perfetto, ma non tutta la magnificenza della creazione può sottostare alle regole dell'immagine. Le convenzioni estetiche limitano il riconoscimento di questi istanti, e l'individuarli e il registrarli diventa un mero gioco, o almeno è così che io lo percepisco. Spesso è nella banalità dei pochi elementi che si hanno a disposizione che è più facile vedere gli incastri del divino. La semplicità delle cose, il normale via-vai del quotidiano, anche il paesaggio di cemento e gru ferme di questa foto. Cose meravigliose accadono di continuo. Non serve viaggiare lontano per vederle... Saperle riconoscere è il segreto, dall'altra parte del mondo come nel giardino di casa.

IL CELATO

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Malta - Vicolo (2014) Il mostrato definisce anche ciò che è nascosto. L'occhio della consapevolezza conosce il visto ed intuisce quello che non si vede, e tale conoscenza conferma l'esistenza di entrambi. Spesso il non-visto è più importante di ciò che ci è dato da vedere. Non è irraggiungibile, non è neanche lontano... forse è proprio lì che ci attende, oltre quella curva. Non è necessario affrettarsi, non è essenziale scorgerlo, perché il non-visto si nasconde proprio al desiderio di farsi riconoscere. Ma se si usa la fede come un terzo occhio, essa sarà capace di vedere quello che non si mostra, il segreto che ci attende in fondo a quel vicolo.

IMPEGNO CREATIVO

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Praga - Galleria d'Arte (2014) Il modo in cui questo pittore si dedica alla sua attività, nascosto nell'ombra, umilmente, le spalle curve e le mani sporche, mi ricorda il rituale di un impegno sincero, quasi sacro. La battaglia tra ego e liberazione si fa più accanita nell'animo di un artista. Forse è il peso specifico della parola "arte" la causa di questo conflitto, il significato ingombrante che le riserbiamo. Diverso è il nostro atteggiamento nei confronti dell'artigianato, con il quale si ha un rapporto molto più sobrio. Conoscersi come piccole ed insignificanti creature del creato è sintomo di saggezza. Sapersi parte di tutto è la conseguenza dell'amore. Quale merito potremo mai attribuirci per quello che facciamo? Dio ci dona la bellezza e noi rispondiamo naturalmente cercando di emularla. Il nostro desiderio di creare è il modo per trascendere il nostro essere creati. Una sincera e cordiale conversazione con il divino. 

RITORNO ALLE FORME

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Lago Ghiacciato (2010) Le regole di composizione dell'immagine sono un po' come i principi di un libro sacro; per meglio comprenderle a volte dobbiamo romperle, oppure aggirarle. Per aiutare la consapevolezza a riconoscere sia le une che gli altri, spesso è necessario mettersi in dubbio, e in tal modo rafforzare la fede. Mi piace tornare ogni tanto al gioco delle forme, alla regola dei terzi e della sezione aurea, per stimolare quella percezione divina che risponde al richiamo del verbo matematico, la lingua usata da Dio per spiegare l'universo. Anche questa è una forma di preghiera. Trovo che ci sia una splendida armonia nell'apparente caoticità di questi arbusti. Ogni ramo si trova esattamente al suo posto.

POSSIBILI CITAZIONI

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Dublino - Staccionata di Ferro (2015) La citazione è sempre nell'aria. Per un fotografo è sempre nei pressi di una staccionata... E' un modo per "aggrapparsi saldamente" alla forza di un'immagine che ha fatto la storia, e a quel fin troppo rigido messaggio di separazione su cui forse si basa tutta la retorica sulla fotografia, l'apparente divisione tra l'osservatore e il guardato. In realtà non esiste alcuna divisione. Io non sono semplicemente colui che osserva ma lo stesso principio dell'osservare, che non avrebbe luogo senza la presenza dell'osservato. Perciò la staccionata è solo un concetto ingannevole del mondo dualistico, ed è forse giunto il momento di lasciare la presa e liberarsi definitivamente da questa falsa idea. Rimane l'immagine, quale evento non causato.

QUOTIDIANITA'

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Alla finestra (2014) La normalità è un bene prezioso. Accettarla, apprezzarla e infine viverla profondamente è la strada per la serenità interiore. Riconoscere consapevolmente il valore di ogni piccolo gesto della propria quotidianità può essere un esercizio gratificante. Semplici cose, una parola tra amici, una brezza leggera, un momento da soli, magari affacciati alla finestra, osservando... La sofferenza, il malessere e l'odio spesso nascono a causa della nostra erronea osservazione della normalità. Veniamo rapiti da quel senso di inquietudine che è figlio della paura, la paura della nostra inutilità. E allora dobbiamo darci da fare, anche se questo vuol dire introdurre nella nostra vita qualcosa di assolutamente superfluo. Diventiamo schiavi della voglia di fare e disfare, anche e soprattutto quando tutto è a suo posto. Anche se tutto va bene.

NESSUNA APPARTENENZA

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Nessuna Bandiera (2010) Nessuna appartenenza. Nessuna linea guida. Solo una leggera spolverata di consapevolezza del medium fotografico, nei suoi quasi due secoli di storia, senza però esserne sopraffatti. Eliminando le intenzioni, rimane il rituale puro di acquisizione dell'immagine, semplice e senza secondi fini. Ho aggirato i paradigmi dell'espressione artistica collocandomi volontariamente sul gradino più basso, per osservare rapito quello che avviene attorno a me, dentro di me. Alzo gli occhi al cielo ed osservo le nuvole passare. Non ci sono stemmi, effigi, bandiere da sventolare. Oltre le nuvole l'azzurro del cielo è incontaminato. Nella sua vera natura.

LASCIARSI GUIDARE

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Vienna - H.R. Giger (2014) Quando mi reco in una nuova città cerco di saperne il meno possibile della sua storia e delle sue attrazioni. Evito perciò di farmi condizionare da ciò che conosco, lasciando che sia solo il mio occhio interiore a guidarmi. Il sapere è una cosa meravigliosa, ma non esiste sapere più alto dell'auto-conoscenza. Così l'incontro tra obbiettivo ed immagine potrebbe sembrare casuale, perché non programmato, non intenzionale. Ed invece il gesto, essendo fondamentalmente un atto di fede, diventa qualcosa di predestinato. Io preferisco lavorare così.

OMBRE E LUCI

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Amsterdam - Panchina di Notte (2014) La notte come luogo di attesa, scenario di una fotografia lenta, ammaliata dalle luci della città. La mia esperienza di fotografia notturna si manifesta attraverso questo scatto, in cui una panchina vuota è un invito ad accomodarsi davanti alla magia delle ombre e delle luci, mentre la scia di un aeroplano ci ricorda che il mondo continua a correre, nonostante tutto. Rimanere appartati, all'erta, lasciandoci ammantare dalla notte, distanti e distaccati da tutto e da tutti, è la condizione ideale per fare quello che abbiamo scelto di fare: osservare. Forse come in nessun'altra occasione, di notte, la fotografia diventa affermazione di un'inevitabile soggettività. Siamo soli, e non c'è niente da temere.

TRASFORMAZIONE

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Amsterdam - Tramsformazione (2015) La fotografia si trasforma. Ha nuovi utilizzi. Nuovi costumi. Non possiamo più aspettarci che sia quella di prima, e come nella vita, il segreto è fluire con i tempi, cambiare di continuo, come acqua che scorre. Nonostante questo, per me la fotografia continua ad essere un meraviglioso universo da esplorare. Voglio entrarci pacato, in punta di piedi e con gli occhi spalancati. Non voglio perdermi niente, ma se qualcosa andrà perso non varrà certo la pena piangerci sopra. Voglio perdermi nel silenzio delimitato dai quattro bordi di un'immagine, lo sfondo da cui prende forma la storia. In quei momenti riconosco il senso di questo assiduo e a volte compulsivo desiderio di guardare. Si può, si deve poter tornare nel silenzio. Ogni volta. E' laggiù che ha origine tutto il resto.

DA BASSO

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Utrecht - Pendolare (2015) Testimoniare gli affari del mondo, il suo caracollare verso un evidente declino, le sue trappole e i suoi abusi, le falsità dei suoi rituali, accresce la propria forza interiore, un paradigma che funziona anche al contrario. Con la vista di un terzo occhio, mi è permesso di guardare ed ottenere il privilegio di vedere. Il gesto fotografico blocca il corrosivo via vai di una stazione all'ora di punta, che appare deserta ma non lo è. La foto questo non ce lo dice. Ho atteso, con l'atteggiamento ingannevole tipico del fotografico, il momento giusto per isolare un singolo. Perché nonostante la folla, il protagonista assoluto di questo teatrino quotidiano è la nostra solitudine. L'immagine parla di cose già dette, ma non per questo immeritevoli di essere sottolineate. Rimango da basso, nella semi oscurità, un'osservatore distaccato ma presente. Immobile, invisibile. Dimesso.

CONTINUARE A GUARDARE

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Berlino - Sottopassaggio (2014) Tanto viene detto sulla fotografia contemporanea, sui metodi e le abitudini di una massa sempre più numerosa di magazzinieri di immagini, sul narcisismo allo sbando che viaggia in internet e sulla perduta magia dell'analogico. La riflessione sulle mode e sulle metodologie moderne aiuta a ricercare nuove vie, nuovi meravigliosi modi di guardare. Ma nel gioco del trasformismo e dell'accavallamento degli stili, la fotografia non si può snaturalizzare. Alla fine delle parole e dei concetti, troviamo sempre un'immagine che come un milione di altre immagini è stata acquisita e mostrata, magari attraverso percorsi diversi, più o meno pensati, ma comunque capaci di originare una visione. E allora mi va di chiedermi se si fotografa davvero per mostrare qualcosa, o invece lo si fa soprattutto per continuare a guardare. Se è vero che sui social si pubblicano foto non per mostrare il mondo oggettivo ma per rappresentare un'idea di noi stessi, è