Post

Visualizzazione dei post da dicembre, 2015

RECIPROCITA'

Immagine
Firenze - Fotografa di Strada (2015) Riconoscersi nei gesti degli altri, come un'unica grande energia consapevole, questa è la via dell'osservatore distaccato. La competitività può esistere solo nella divisione, uno stato ingannevole che non ci appartiene. C'è un guardare comune, la voglia di scoprire insieme le infinite possibilità dell'immagine, ispirandoci a vicenda. La pratica fotografica da passione per pochi prescelti è diventata il passatempo di una moltitudine, grazie alla rivoluzione digitale e alle fotocamere dei cellulari. In principio questo cambiamento ha turbato la maggior parte dei fotografi nati con l'analogico, me incluso. Oggi invece provo una certa simpatia per chi, come me,  è alla ricerca delle forme e dei colori, anche se magari pecca un po' di ingenuità cercando di esprimersi attraverso un filtro di Istagram. Anche lui, a modo suo, gioca il gioco delle immagini, con nuovi mezzi ed altri obbiettivi, ma il rituale rimane più o meno lo

ASSENZE INGOMBRANTI

Immagine
Seggiole (2015) Questa fa parte di una serie di sedie vuote all'aperto, scenografia che attrae la mia attenzione per una serie di motivi. La fotografia è spesso centrata sul soggetto. La sua natura è quella di mostrare una "presenza" che spesso diventa protagonista di una storia. In questo caso si intende sottolineare l'assenza di un possibile protagonista. La storia immaginata assume nuovi aspetti ed infiniti risvolti. Chi era? Cosa faceva? Ma soprattutto, dove è andato? Il fatto che si tratti di sedie all'aperto, spesso su marciapiedi, rafforza l'idea di assenza. La presenza della sedia non è scontata, come invece potrebbe esserlo in un luogo chiuso. Inoltre è a tutti gli effetti lo strumento di un'osservatore, esattamente come la macchina fotografica lo è per un fotografo. C'è quindi una forte corrispondenza tra il fotografo e il soggetto assente, il mutuo interesse per la testimonianza. Mi chiedo se la dipartita del soggetto possa in qualche

TRA LA FOLLA

Immagine
Rotterdam - Parata (2014) L'attitudine quieta del "ricevitore di immagini" non è esclusività di una fotografia lenta ed eremitica, fatta solo per scopi paesaggistici o al limite concettuali. Proprio come chi è sulla via spirituale ha bisogno di alternare fasi di pura riflessione con situazioni più mondane, in modo da non perdersi in distrazioni futili oppure rinunciare ad occasioni importanti, con la macchina al collo è bene trovarsi a proprio agio anche in condizioni frenetiche, di rumore, di folla, di caos. A volte è la pura passione (amore) per quello che facciamo che guida il nostro dito sul pulsante di scatto, altre volte è la calma interiore, mai disturbata veramente da quello che succede fuori. Nel caso di questa parata, ricordo di essermi gettato con entusiasmo nella personale sfida di cogliere l'istante della festa, nonostante la folla e il caldo asfissiante. Ho scattato quasi a raffica, ma in libertà, partecipando attivamente all'evento.

STATO DI APPARENZA

Immagine
Mondanità (2015) Se è vero che la fotografia ritrattistica ha il potere di richiamare il soggetto allo stato di presenza, che è altrimenti combattuto, nella maggior parte dei casi, tra il passato e il futuro, tra il ricordo e l'anticipazione, è anche vero che durante la ripresa il fotografo è obbligato a partecipare a questo evento e a condividerlo insieme al fotografato. In quel segmento temporale definito dal tempo di esposizione si ha una testimonianza congiunta del presente, che converge inevitabilmente nell'immagine acquisita. L'intesa tra fotografo e fotografato raggiunge un'intimità talmente profonda che solo per via della sua brevità non lascia strascichi emotivi, o almeno non sempre. Questo accadeva forse in passato, quando i soggetti avevano una percezione diversa dell'obbiettivo fotografico che li riprendeva e dell'uso che poi veniva fatto dell'immagine. Nell'era degli smartphones e dei social media la funzione del ritratto è cambiata, s

UN PIACEVOLE PASSATEMPO

Immagine
Utrecht - Street Art (2015) Ho scritto che l'uomo trascende il suo "essere creato" attraverso la creazione. In realtà tale necessità nasce da un malinteso, l'idea fondamentalmente sbagliata che l'uomo sia stato creato. Nella sua natura ultima, egli è pura consapevolezza, perciò energia creatrice e non creata. L'errore proviene dall'errata identificazione con il corpo e la mente che ci fa credere di essere stati creati dai nostri genitori o da Dio. Ecco perché nello stato di realizzazione del Sé questa necessità si perde. Questo non vuol dire che si debba automaticamente abbandonare l'attività creativa una volta raggiunta la meta spirituale, ma di certo questa attività, come molte altre, non verrà più percepita come una necessità ma come un piacevole passatempo. La normale operosità della nostra natura di energia creatrice.