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Visualizzazione dei post da gennaio, 2016

IN COSTRUZIONE

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Case in costruzione - Utrecht (2008) La forza della ritualità è nel mettere un mattone dopo l'altro. Gli appunti di viaggio sono proprio questo: un progetto creativo motivato dalla ricerca interiore e vincolato dalla passione per un linguaggio. Questa ritualità mi permette di allargare l'arte del guardare parallelamente alla mia spiritualità. "Costruire è sapere e potere rinunciare alla perfezione", canta Niccolò Fabi in una delle sue canzoni, e ben si addice a questa mia riflessione. Scegliere la ritualità per portare avanti un progetto (non importa di che tipo) è un modo per non venire irretiti nella trappola del perfezionismo, che opera sempre per conto dell'ego. Il rituale è anche una forma di ringraziamento, che riconcilia il diviso apparente, nella mente e nel cuore di chi guarda. Parole ed immagini diventano così la mia preghiera quotidiana.

ASSECONDARE IL RICHIAMO

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Porta Socchiusa - Italia (2015) Questa porta socchiusa ha colto immediatamente la mia attenzione ed ho sentito l'irrefrenabile impulso di scattare qualche foto. Ne ho scattate soltanto due in realtà, una verticale e questa qui.  Mi trovavo nella piazza di un piccolo paesino toscano nel primo pomeriggio di un bel giorno di autunno e per strada non c'era nessuno, a parte io ed alcuni amici. Per me questo uscio è stato un invito, per certi versi banale, lo ammetto, ma impossibile da ignorare. Questa scena reclamava di essere presa e contenuta in un'immagine. Al di là del risultato compositivo, che tra l'altro non mi soddisfa granché, c'è in questa foto l'essenza di tutto quello che ho detto riguardo la "Fotografia Mindful", ovvero il trovarsi nella giusta sintonia con ciò che ci circonda, in modo da percepire il richiamo dell'immagine. Anche davanti alla semplicità di una porta socchiusa, che per altro può facilmente richiamare mille metafor

PROVA DI PRESENZA

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Ragazzi sul muricciolo - Praga (2014) Il processo fotografico imprime su un supporto la prova visiva di uno stato di presenza. Il riconoscimento dell'essere si ha prevalentemente attraverso i sensi (nello stato di sonno profondo il senso dell'essere è latente) e la vista è tra questi il più assertivo (se non vedo non credo). Trovo che questo sia il legame più importante tra fotografia e spiritualità, almeno dal punto di vista teorico. Eppure questa prova visiva deve sempre relazionarsi con il tempo, che sfugge al significato stesso di presenza. Infatti si può dire di "esserci", ma non di "esserci stati", mentre la foto implica qualcosa di accaduto, cioè di inevitabilmente passato.

LETTURA

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Bambina rivolta al mare (2007) Il linguaggio della fotografia ha i suoi limiti, ma non lo hanno forse tutte quante le forme di comunicazione? I saggi del passato ci hanno più volte spiegato che le parole non sono in grado di descrivere alcuni stati dell'essere, proprio perché il limite della parola è la concettualizzazione, e cose come "illuminazione", "realizzazione" e anche "Dio" sono per loro natura inconcettualizzabili. Se la pratica fotografica è rivolta verso l'interno, quale mezzo per una ricerca personale, l'unica lettura necessaria sarà quella dello stesso fotografo, come chiusura dell'intero viaggio creativo che scaturisce dall'idea. Per me nient'altro conta: il guardare, il partecipare, il canalizzare e infine il leggere. Perché l'imponderabilità del risultato finale è l'ennesima conferma delle vera natura di una foto, nient'altro che una contingenza di eventi canalizzati dall'intento del fotografo.

ESTERIORITA'

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Esterno - Italia (2015) Così come le sedie vuote definiscono l'assenza di un soggetto, e la curva del vicolo lascia intuire qualcosa che si nasconde alla vista, anche gli esterni parlano del non-visto, cioè di quello che si cela oltre porte e finestre chiuse. Ma le metafore per una volta vorrei lasciarle a chi ama trastullarsi con i giochi del pensiero, per tornare a focalizzare l'attenzione sul rituale fotografico. La tecnologia ha semplificato il gesto di acquisizione dell'immagine in modo esponenziale. Agli albori della fotografia, se si voleva riprendere un paesaggio, era necessario portarsi dietro l'intera camera oscura, mentre oggi tutto quello di cui abbiamo bisogno sta in un telefonino. L'unico strumento che la tecnologia non è in grado di facilitare è il nostro discernimento, che ci permette di vedere le cose oltre la loro superficialità. Camminare in una torrida giornata d'estate con la macchina fotografica in mano alla ricerca del richiamo dell

IL MOMENTO

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Budapest - Distacco (2014) Neanche il "ricevitore di immagini" può esimersi dal confronto con il momento decisivo ed il suo bagaglio educativo. Ma che cos'è poi mai questo "momento decisivo" attorno al quale gira un po' tutta la retorica sulla fotografia? Si tratta di un momento costruito e cercato, o è invece qualcosa di assolutamente spontaneo e perciò casuale? Prendiamo questa immagine, una candid fortunosa scattata dal finestrino di un treno fermo in stazione. Ciò che ho visto mentre scattavo sono soltanto i tre soggetti e la situazione, nel tempo minimo necessario per inquadrare. Non posso dire di aver notato la mano di lei che si appoggia al braccio del compagno quasi a cercare un appiglio, mentre alza la testa in direzione del bimbo sul vagone, e non ho neanche visto la mano alzata del bimbo in segno di saluto. Quei due piccoli gesti definiscono il momento decisivo, ma non li ho cercati, non li ho voluti, posso solo dire di averli trovati, perch

POSSIBILITA'

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Lisbona - Donna e Cane (2015) Le possibilità sono praticamente illimitate, mentre il testimone è uno. Le convenzioni dell'immagine cambiano con la storia della fotografia e le implicazioni sociali. L'occhio dell'obbiettivo non può essere un occhio obbiettivo almeno che non si scavalchino queste convenzioni. Ma se il motivo principale e definitivo è quello di guardare, nella sua più alta forma che è pura contemplazione del divino, allora le regole si perdono nelle trame dell'ego. Rimane la ricerca, spirituale, delle forme, di se stessi, del bello, dei soggetti, della luce, perché oltre ogni retorica è sempre lei che opera il disegno, e questo dovrebbe farci riflettere. Noi lo confiniamo in un immagine, reclamandone la paternità, ma nella fotografia, forse più che in ogni altra arte, appare così evidente la non causalità dell'opera. Forma, luce, strumento, soggetto, occhio, chimica, supporto, medium... è una danza di variabili che si lasciano accadere. L'ide