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Visualizzazione dei post da aprile, 2018

L’IMPORTANZA DEL GESTO

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Maarssen - Barca (2014) Continuiamo a parlare del gesto. Il gesto è tutto quello che abbiamo. È l’intento, la visione, l’inizio di un processo che passa per il vedere ed il mostrare, il raccontare e il percepire, il condividere e il mentire. Una volta scrissi che la scheda di memoria (oppure la pellicola) potrebbe anche diventare superflua nel mio fotografare. Se il gesto di cui parlo è la radice di questa espressione creativa, allora è vero che la registrazione è secondaria, ma senza di questa, senza la prova del gesto, non si potrebbe più parlare di fotografia. Visione e registrazione diventano dipendenti l'uno dall'altra, anche se delle due la prima è sicuramente quella a cui tengo di più. Nel gesto io vedo la vita accadere in ogni sua forma, indipendente e connessa, personale e impersonale. La fermo in un codice bidimensionale, a volte monocromatico, e poi mi perdo osservando attentamente ciò che è rimasto impresso sulla scheda: un volto, un dettaglio, una sfumatura. S

OLTRE L’INGANNO

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Utrecht - Fuori dalla stazione (2014) Se la fotografa è finzione, perché pretende di rivelare il vero e fallisce ogni volta, essa può diventare lo strumento perfetto del sad-guru, il maestro interiore, per svelare l’inganno ed arrivare alla realtà. La verità esiste soltanto come esperienza soggettiva e segue questa catena di eventi: vedere, riconoscere e desiderare. L’esperienza visiva viene seguita dalla scoperta della realtà e da un naturale desiderio di afferrarla, ed ecco che la nostra fotocamera ci viene in aiuto. Usiamola per appagare questo desiderio di realtà, con un semplice gesto, un gesto d’amore che trasforma la finzione in verità. Chi possiede la “visione del vero” è in grado di comprendere il significato dell’esperire e quindi è anche capace di trascendere l’esperienza fotografica (sia nel ruolo di agente che di ricevitore), per vedere la realtà oltre l’apparenza.  L’osservatore gentile, puro, con occhi innamorati (pieni d’amore) diventa la visione stessa del ve

LA LINEA DI MISTERO

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Castiglioncello - Giardino del castello (2017) In internet sembra dilagare senza limiti l’ossessiva ricerca della “foto perfetta”, anche se forse potremo parlare più semplicemente di “foto efficace”, intendendo quel tipo di immagine impostata sui canoni classici di composizione (regola dei terzi, piano aureo) e supportata da un’altissima risoluzione visiva acquisita grazie ad obiettivi e macchine sempre più all’avanguardia e un grande lavoro di post-produzione. Davanti a queste immagini di eccelsa qualità tecnica non posso fare a meno di rilevare un appiattimento negli atteggiamenti, nelle aspettative e negli obiettivi dei fotoamatori moderni, dai professionisti ai famosi operatori della domenica, e nell’era degli smartphones ogni giorno è domenica. Nella loro apparente bellezza queste immagini le scopro prive di mistero, un elemento che reputo essenziale per suggerire un’emozione profonda. Le foto d’impatto colgono l’attenzione e l’approvazione nel tempo di uno swipe, per poi fi

QUESTIONE D’INTUITO

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Firenze - Ombre e finestre (2014) Ora che hai fatto tesoro di tutta questa conoscenza, ora che sai come funziona la lunghezza focale e come si usano i tempi di posa, ora che conosci il piano aureo e le tecniche di composizione, che hai studiato a fondo i grandissimi della fotografia, ammirando per ore le loro opere e cercando più volte di emularli, ora che sai tutte queste cose… ...dimenticatele! Cancella dalla tua mente ogni presupposto, ogni punto di riferimento, ogni linea guida. Riparti da zero, ignorando le aspettative di critici, intellettuali e professori. Ma soprattutto, lascia andare la tensione che senti ogni volta che provi a liberarti di tutte queste cose. Se non ci pensi, affioreranno da sole, nel modo giusto, senza sforzo. È così che il tuo gesto, pur sostenuto dalla conoscenza, non le dovrà alcun tributo. Henry Cartier Bresson ci insegna che il gesto fotografico non può che essere intuitivo, e come dargli torto! Ma da dove viene questa intuizione? Predisposizion

DOVE SI TROVA LA REALTÀ?

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Rive del Lek - Disposizioni 2017 Se rubo un volto, forse potrò leggere qualcosa di vero. Se il ritratto mostra la distanza dalle false identificazioni, perché nello sguardo del soggetto riusciamo a cogliere qualcosa che ci coinvolge, che capiamo senza dovere interpretare, allora forse sono riuscito a cogliere una manifestazione del Sé. Non nel protagonista del ritratto intendiamoci, ma nel momento di sospensione in cui la persona è rimasta nuda davanti all’occhio dell'obiettivo. Grazie a questo piccolo "furto", forse un briciolo di verità è tornata in superficie, come l’immagine riflessa del cielo azzurro sulle acque di un lago, una volta che il vento si placa. Vorrei essere l’occhio nascosto sulla manifestazione, con il naturale desiderio di dipanare il velo che nasconde la realtà. Vorrei mostrare ciò che non vuole lasciarsi vedere. È lì che si trova la realtà? In un volto rubato, in uno sguardo sorpreso? O dovrò invece fare ancora molta strada per trovarla? Ma

IL NORMALE FOTOGRAFARE

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Baia Toscana - Cancello sul mare (2017) Il “normale fotografare” è per me un atteggiamento, una condizione dell'animo, non una tecnica o uno stile. È un gesto che incomincia come reazione ma che diventa col tempo controllato e profondamente consapevole. È assecondare il bisogno di registrare il proprio vedere, non importa se per divertimento o per ricerca artistica. È una sequenza di intenti, un flusso di movimenti che parte dal riconoscimento della scena, continua con una ponderata esecuzione tecnica volta alla sua acquisizione e si conclude con il lieve tocco del pulsante di scatto. È un agire fine a sé stesso, un armonico fluire, l’epilogo più giusto di una felice scoperta. Avete mai provato a combinare meditazione e fotografia? È un po’ come se si mettesse a fuoco dentro di noi prima di farlo con l’obiettivo. Vi invito a trovare il vostro metodo. Trovandosi in un luogo affollato, pieno di stimoli e saturo di potenzialità, può risultare non facile riconoscere il mom