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Visualizzazione dei post da settembre, 2018

ATTESA

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Leidsche Rijn 2017 Le fotografie vengono a cercarmi. Non posso lasciarmi guidare esclusivamente da un progetto pensato, da un'idea creata a tavolino. Si lavora così: una volta individuato il messaggio che si vuole far passare, ci adoperiamo per trasmetterlo nel migliore dei modi. Si piega cioè la visione al nostro pensiero. Ma ci si può abbandonare anche al processo inverso. Ecco che rimango in attesa, pronto a sentire il messaggio della manifestazione e a fare da tramite grazie all'arte del vedere. Non sto cercando di comporre un paesaggio seguendo le regole compositive e le aspettative di un cliente, ma sto provando a ricomporre la melodia della creazione, sperando di non stonare.

NEGAZIONI

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Utrecht 2018 Le immagini sono storie di cose erose dall'inconsapevole danza dell'uomo moderno. La via verso la liberazione è una strada fatta di negazioni, di vicoli ciechi. Per questo mi preme indicare il lascito ingombrante di una società che sprofonda sempre di più nella trappola dell'individualismo. Lottare contro il conflitto, la separazione e l'ignoranza è la sola lotta necessaria, una lotta non violenta e consapevole, combattuta con parole ed immagini di verità. La verità è come aprire le finestre ed illuminare una stanza. 

LIBERATO

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Den Haag 2016 Esprimersi diventa necessità, una richiesta d'aiuto, ma solo per chi è intrappolato tra il piacere e il dolore, tra il bene ed il male. Si dice che il liberato non senta il bisogno di lasciare traccia perché sa che tutto gli appartiene e che il corpo-mente (con tutte le sue caratteristiche innate e il suo bagaglio culturale) è transitorio e perciò irreale. Il liberato ha solo un messaggio da recapitare, la buona notizia della liberazione. Non ha altri fini. Solo questo a lui preme. Così indosso gli occhi del bambino per vedere solo ciò che è, non ciò che la mia mente, separando, desidera vedere, catturare e mostrare. Un vedere diverso? Un vedere nuovo? No. Il vedere del bambino è un vedere antico.

COMPLETO

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Ardenne 2013 C'è potere nello sguardo di un bambino. C'è quell'avidità dell'esploratore, il desiderio di partecipazione al complesso gioco della manifestazione. È un vedere che non seleziona, non etichetta. Vedere come se fosse la prima volta. Forse nello sguardo del bambino non avviene ancora la divisione tra osservatore ed osservato. Tutto risulta ancora unito, completo. Come dovrebbe sempre essere.

MAGIA

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Ferrara 2016 Anche se catturare un'immagine potrebbe sembrare qualcosa di scontato, di banale, il risultato, visto con la purezza dello sguardo del fanciullo, è sempre un piccolo miracolo. Non sottovalutiamo il potere di una fotografia. Ci troviamo nell'era delle immagini, ma sappiamo ancora leggerle queste immagini? Oppure siamo diventati insensibili ai loro effetti, vittime di un'apatia dilagante? La magia è ancora viva. Posso stupirmi ogni volta che con questo piccolo gesto riesco ad estrarre un'immagine dal mondo. Mi esercito a non darlo mai per scontato. Credo nel rapporto tra me e le mie immagini. Non sono solo semplici stimoli mnemonici, ma relazioni profonde, conferme del mio vedere, dell'essere testimone. Osservo una foto e penso: "ero lì", "ho visto questo", "l'ho riconosciuto". In questo modo il mio stato di presenza diventa prova tangibile ed inequivocabile. Io sono stato, quindi sono.

MEDITAZIONE

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Grachen 2016 Cerco spazi nuovi. Cerco linee guida, spigoli dietro i quali possa nascondersi un mistero, un disegno di luce, un volto. Cerco forme che richiamino lo sguardo, lo trattengano, lo incatenino. Compongo storie di sagome nel caos che mi circonda. Dio è l'intelligenza che riordina il caos. Nel ritagliare il caos lascio che Dio intervenga attraverso me. Questa è meditazione.

TANGIBILE

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Lione 2016 Ho riconosciuto l'importanza di dare tangibilità alle mie foto, trasportarle dalla loro natura apparente ad uno stato materiale, come è stato necessario per oltre un secolo e mezzo. Le fotografie digitali o digitalizzate che appaiono sugli schermi degli smartphones e dei computer sono "immagini faniche", visioni condizionate dal funzionamento degli apparecchi. Quando gli schermi si spengono le foto scompaiono, come se non fossero mai esistite. Ne parla Italo Zannier nel saggio "La Lanterna della Fotografia" e la trovo una riflessione importante. Spiega perfettamente da dove sorge il mio bisogno di stampare le foto che faccio. Inserendole in un contesto progettuale come il format del libro, non solo riesco a renderle "materiali", ma le trasformo in segni di un messaggio più ampio, che non si sofferma soltanto sul significato di ogni singola immagine ma testimonia la pratica rituale del fotografare. Le fotografie tornano ad essere repert

ATTEGGIAMENTO

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Alfama - 2015 Le fotografie richiamano agli oggetti fotografati. Le parole esprimono concetti che attribuiamo agli oggetti.  Cosa differenzia queste tre esperienze: oggetto, foto e parola? La prima è la cosa in sé mentre le altre due sono i suoi indicatori.  La foto è un indicatore visivo mentre la parola è un indicatore concettuale.  Il significato delle parole viene alterato dall'atteggiamento con cui si analizzano i concetti espressi. Se affronto la parola “amore” da un punto di vista dualistico, che è per sua natura esclusivo, competitivo e radicato nel senso di individualità separata, esprimerò un concetto ovviamente dualistico, fondato sull'esclusività, la possessività e la gelosia. Se invece cercherò di concettualizzare la parola “amore” con un atteggiamento non-dualistico, giungerò ad un significato completamente diverso che non ammette separazioni o conflitti.  Questa regola può essere applicata a qualsiasi parola (concetto). La realtà espressa c