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Visualizzazione dei post da gennaio, 2019

UNA TENSIONE CHE NON AFFATICA

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Leiden (2018) Il momento dell’attesa, mentre si è alla ricerca (o meglio “pronti ad accogliere”) il momento decisivo, può essere paragonato a quello stato di tensione che il tiratore mantiene con il suo arco nel tempo non definito che precede il colpo.  Si tratta di tensione fisica, non mentale, che solo grazie ad una grande preparazione si riesce a mantenere. Vedo molte similitudini anche in questo caso. Uno stato di tensione che non affatica, che non disturba il pensiero, che non anticipa il colpo. Fino al momento dell’abbandono, una freccia che scocca, un’immagine che si ferma. 

L'OPERA INTERIORE

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Melfi (2018) “...l’allievo ricorda che più importante di tutte le opere esterne, anche le più affascinanti, è l’opera interiore che egli deve attuare se vuole portare a compimento la sua vocazione d’artista.”    Lo Zen e il Tiro con l’Arco, di Eugen Herrigel   E perciò non è tanto il risultato quanto il modo in cui ci si pone nei riguardi della disciplina che determina, secondo il pensiero orientale, il valore dell’artista. 

CONTROLLO E ABBANDONO

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La Saule (2018) Perciò l’arte (zen) del tiro con l’arco è raggiungibile solo trovando la giusta armonia tra controllo ed abbandono. Con la consapevolezza di avere il controllo dello strumento, ci abbandoniamo al risultato della nostra azione (il tiro), che avrà necessariamente tutta una serie di variabili non più in nostro controllo.

L'ARTE SENZA SCOPO

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Napoli (2018) - La vera arte - esclamò allora il maestro, - è senza scopo, senza intenzione! Quanto più lei si ostinerà a voler imparare a far partire la freccia per colpire sicuramente il bersaglio, tanto meno le riuscirà l’una cosa, tanto più si allontanerà l’altra. Le è d’ostacolo una volontà troppo volitiva. Lei pensa che ciò che non fa non avvenga. -   Lo Zen e il Tiro con l’Arco, di Eugen Herrigel 

YOGA

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Amsterdam 2018 Non a caso si notano chiare similitudini tra il tiro con l’arco e la fotografia. In entrambe le discipline vi troviamo uno strumento, un mirare, un bersaglio, una preda e un predatore. Unire tutte queste parti che appaiono separate solo nella mente è lo yoga necessario per trasformare l’atto predatorio in un esercizio di auto-conoscenza.

SUPERARE LA TECNICA

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Siracusa (2018) Discipline fisiche come le arti marziali, l’uso della spada e il tiro con l’arco nelle antiche culture orientali, servivano ad avvicinare la coscienza alla realtà ultima. Per diventare un maestro in queste discipline non era sufficiente la tecnica. “La tecnica va superata, così che l’appreso diventi un’arte inappresa, che sorge dall’inconscio.” -  (Lo Zen e il Tiro con l’Arco, di Eugen Herrigel)  È possibile avere lo stesso tipo di approccio in fotografia?

COME NEL TIRO CON L'ARCO

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Catania 2018 “Nel caso del tiro con l’arco questo significa che il tiratore e il bersaglio non sono più due cose contrapposte, ma una sola realtà. L’arciere non è più consapevole d’essere uno che ha da colpire il bersaglio davanti a lui. Ma questa condizione di inconsapevolezza egli la raggiunge solo se è perfettamente distaccato da sé, se è tutt’uno con la perfezione della sua abilità tecnica.”  Lo Zen e il Tiro con l’Arco - Eugen Herrigel 

L'ILLUSIONE DI UN RICORDO

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La Saule 2018 La foto è il segno di un ricordo congelato. Osservando una foto, la coscienza esamina il ricordo provante ed apparentemente irrefutabile di ciò che è stato, e lo fa attraverso  una nuova esperienza nel presente che, per sua natura, è alterabile. La codificazione della stessa immagine cambia nel tempo perché filtrata sempre da nuovi  schemi mentali, che si rinnovano con l’accumularsi di nuove esperienze. Si ha perciò l’illusione di trovarsi di fronte alla traccia di un ricordo, ma non siamo consapevoli dell’effetto altalenante che questa esperienza del ricordo ci procura. Prendiamo per vera l’esperienza presente del ricordo, facendoci ingannare dalle alterazioni percettive delle esperienze passate. Ecco perché tutto ciò che è in divenire deve per forza poggiare su qualcosa di immutabile, che i saggi chiamano “realtà”. Questa realtà è percepibile solo attraverso la rivelazione del falso, di ciò che muta. L’immagine non può cambiare. È solo e sempre il pensiero che cambi

INTUIZIONE

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Utrecht 2018 Cammino di notte attraverso la città che dorme. Testimonio un punto sospeso tra spazio e tempo. Le strade deserte. Le luci dei lampioni sparate contro il cielo scuro. Le forme appena delineate delle case, le finestre buie, i semafori lampeggianti, rare presenze che lasciano scie luminose.  Non uso il cavalletto di proposito. Cerco punti d’appoggio dove collocare la mia fotocamera ad obbiettivo fisso, un 40mm. Non inquadro mai dal mirino o dallo schermo lcd, ma cerco invece un’intuizione. Lascio volutamente molto al caso. Le immagini avvengono. Sono però secondarie alla consapevolezza dell’essere partecipe a questo momento sospeso, questo "luogo non-luogo" in cui manifesto liberamente un intenso stato di presenza. 

UN NUOVO PARADIGMA SOCIALE

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Matera 2018 In questa società il mercato detta le regole della creatività. È una limitazione, un ostacolo a un tipo di creatività libera, esplosiva, entusiasta e non competitiva. Se il mercato non avesse limitato i creativi della società dei consumi, avremmo oggi un'eredità molto più varia, e le vite dei cosiddetti "artisti maledetti" sarebbero state più felici e più equilibrate. Spiritualità e creatività possono andare di pari passo solo all'interno di un nuovo paradigma sociale.

SCATENARE LA CREATIVITA'

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Bruxelles 2018 Ecco esattamente ciò che cerco con il mio modo di fare fotografia. Non essere libero da qualcosa, ma creare in uno stato di libertà totale, senza pregiudizio, senza dipendenze. Calmare il pensiero per scatenare la creatività. La mente che è davvero calma è viva, potente, incredibilmente attiva e tuttavia non è orientata verso qualcosa di particolare. La mente calma è libera dalle parole, è libera dall'esperienza e dalla conoscenza e percepisce quello che è vero. La sua percezione è diretta, immediata, è al di là del tempo. La mente è in silenzio solo quando capisce il processo del tempo e questo richiede una grande attenzione. Una mente così è libera in senso assoluto, non è libera da qualcosa. La libertà per noi è sempre libertà da qualcosa, ma questa non è libertà; è semplicemente una reazione. La mente che si pone alla ricerca della libertà non sarà mai libera. La mente è libera quando affronta e comprende i fatti così come sono, senza interpretarli, senza

MONITO

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Roma 2018 Si dice che Lahiri Mahasaya, filosofo e guru indiano del diciannovesimo secolo, avesse il potere di non lasciare impronta sulle lastre fotografiche. Nella famosa “Autobiografia di uno Yogi”, Yogananda spiega come questo antico maestro fosse capace di scomparire dalle fotografie e che solo una volta lasciò che la sua traccia corporea venisse registrata. Sembra infatti che esista solamente una foto del sant’uomo. Nell’era del selfie che diventa gesto necessario (e in alcuni casi compulsivo) di affermazione della propria identità, il potere di Mahasaya può esserci da monito, un insegnamento sulla realtà del sé. L’immagine crea l’icona, il segno, la prova ingannatrice di quello che non siamo.

MOVIMENTO

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Amsterdam 2018 Fotografare è movimento. Nel movimento vi è distrazione, e per questo è errato pensare di poter rimuovere il superfluo, ovvero l’idea fotografica. Il pensiero del fotografo rimarrà attaccato alle immagini fino a quando esisterà il movimento. Il mio stesso intento di auspicare una fotografia non pensata può diventare movimento, tensione e addirittura competizione. Riformulare idee e teorie sull’argomento non fa che appesantirlo di concetti, che sappiamo non essere assolutamente attinenti alla realtà. 

SOVRAPPOSIZIONI

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Utrecht 2018 Sovrappongo immagini in camera cercando le combinazioni delle forme, creando calchi apparentemente astratti, eppure guidati da piccole intuizioni. Come gli elementi ed i guna (le tre qualità) creano infinite manifestazioni mischiandosi casualmente, ecco che estraggo dal bacino della potenzialità visiva, intrecci di corpi e linee di cemento. Voglio mostrare l’unicità di una combinazione astratta. Cause infinite per effetti infiniti, ma il senso ce lo rende l’armonia di queste forme sovrapposte. Non è un banale gioco d’azzardo, ma un abbandono consapevole alla danza delle possibilità.

ABBANDONO

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Roma 2018 Se scendo in strada con la mia fotocamera al collo e ho un’idea ben precisa di ciò che voglio fotografare, porterò a casa delle immagini che saranno forzatamente condizionate da questo mio intento. Otterrò perciò una narrazione personale dell’accadere cittadino, un messaggio filtrato del quotidiano. Ma se percorro i marciapiedi della città senza idee specifiche su cosa e come fotografare, abbandonandomi al naturale istinto del guardare e del curiosare, forse sarò in grado di raccogliere segni di normalità, di verità.

MEDIOCRITA' E NORMALITA'

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Siracusa 2018 La società moderna lascia trasparire un messaggio ben chiaro: la normalità è mediocrità. Dobbiamo tutti essere speciali, al di sopra delle righe, ed eccellere nei nostri talenti. Come con altre convinzioni che non dipendono dalle nostre esperienze individuali ma che ci sono imposte da un pensiero dominante, noi dobbiamo forzatamente averci a che fare. È una regola non scritta che diamo per buona, perché condivisa, più o meno consapevolmente, dai nostri simili. Ma la normalità che diventa mediocrità (termine che infonde sensazioni spiacevoli e perciò negativo) è la conclusione teorica del sistema altamente competitivo su cui si fonda la nostra società. Cioè, è il sistema competitivo che solleva le questioni di mediocrità ed eccellenza. Accettare la competitività significa accettare le sue regole, che non possono fare altro che dividere. Rifiutandola invece, possiamo rompere definitivamente i vincoli della divisione e delle gerarchie, e riscoprire il valore reale della

UNA DANZA CHE ACCADE

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Venosa 2018 Sembra che esistano separatamente il “fare”, l’“osservare” e l’“accadere”, cioè che accada un fatto e l’osservazione di questo fatto. Nella foto succede questo. C’è un fare e un osservare ed entrambe le cose accadono. È una danza, e come la melodia insieme al ritmo e al tempo danno vita alla musica che accompagna una danza, così le tre cose coesistono, senza uno scopo specifico. Anche fotografare fa parte dell’essere danzati, ma una foto può, alla maniera di una capriola di pensiero che osserva il suo essere pensata, mostrarci la prova di questa eterna danza, cristallizzata in un’emanazione atemporale.

OLTRE LA MEMORIA

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Leiden 2018 Ogni volta che io ritorno nel medesimo luogo devo fare i conti con la memoria. La memoria mi viene in aiuto se il mio scopo è quello di non perdermi, di ritrovare la via. Ma se il mio intento è quello di cercare e di osservare qualcosa di nuovo, allora la memoria mi è d’intralcio. Non posso più perdermi, ma forse è proprio quello che voglio! Nei luoghi conosciuti, è possibile esercitare uno stato di presenza incontaminato dalla memoria? Ciò non significa resisterle, ma capire come funziona ed oltrepassare i suoi ostacoli a una visione virginale del manifestato. Si tratta sicuramente di un ottimo esercizio, sia spirituale che creativo.