UNA, MILLE, UN MILIONE DI STORIE

Uomo con bastone (2015)

Smettere di fotografare sarebbe come smettere di guardare, e l'atto di guardare è per me essenzialmente preghiera.
Di ritorno dalle vacanze, con le schede di memoria sature di immagini, mi chiedo a cosa sia servito tutto ciò, e la risposta la trovo facilmente scorrendo il mio lavoro, un lavoro naturale, poco ragionato, fatto di pancia. Foto di amici, di famiglia, di paesaggi, di monumenti e di gente di strada. C'è una logica in tutto ciò? Dov'è la mano dell'artista, il significato intrinseco dell'immagine, il filo conduttore che unisce i punti del disegno? Forse non è compito mio cercare il significato di ciò che faccio con la mia fotocamera, dato che il semplice fatto di usarla è il mio primo e forse solo interesse.
E poi provo una sensazione particolare nel riconoscere le foto latenti, quelle che vengono scartate in automatico pur sapendo che c'è qualcosa di più, e che solo il tempo, forse, mi aiuterà a riconoscere. Mi soffermo su un'immagine sfocata, l'attimo che scivola via lasciando sbavature attorno al soggetto, e intuisco una seconda lettura, ma è ancora troppo presto per coglierla. E allora opto per l'uomo con bastone, un'immagine tecnicamente valida, rafforzata dalla postura del soggetto, che da sola racconta una storia. Ma di storie ve ne sono milioni da raccontare, e chi può dire davvero quale sia la più meritevole?

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