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Visualizzazione dei post da 2018

UN SEME LIBERO

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Catania 2018 Il sapere, che è memoria, è condizionato dalla cultura e dalla società. Cambia a seconda delle evenienze. Il sapere piantato da un pensiero dominante è un seme sterile. Il sapere libero, magari anche caotico e a volte contraddittorio, ma non vincolato alla paura di sbagliare, può germogliare in qualcosa di nuovo, ma solo se lo si irriga con profonda consapevolezza.

FROM THE HIP

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Catania 2018 Scattare a sorpresa, senza inquadrare, “from the hip”, è anche lasciare accadere un tipo di fotografia non pensata. Esiste certamente una minima programmazione dietro questo gesto, ma è indubbio che si rimetta al caso la maggior parte del risultato, disilludendoci dalla mania del controllo, della proprietà, dell’azione esclusiva. Nella successiva post-produzione avviene il gioco dell’interpretazione, vincolato inevitabilmente alla memoria. È solo un metodo, ma può dare piacevoli risultati.

L'OSSERVARE DEGLI ALTRI

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Catania 2018 Dyers nel celeberrimo “Infinito Istante” ci fa notare, nel reportage di Paul Fusco sul passaggio in treno della salma di Robert Kennedy, come il fotografo osservi l’osservare delle persone ai lati del binario. È una serie di scatti sulla testimonianza (della storia che passa). Dato che l’argomento storico è di grande rilievo, il documento di Fusco riesce a mettere l’accento su questo ribaltamento dell’osservazione. Ma in realtà questo è ciò che succede ogni volta che si acquisiscono fotografie. Si osserva attraverso queste il nostro osservare o l’osservare degli altri. Le foto sono tracce della testimonianza della specie umana. 

UN VUOTO SCONFINATO

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Rocamadour 2018 Voglio che la mia fotografia provenga da un luogo senza pensiero, senza memoria, così che le immagini possano contenere quel vuoto sconfinato che è potenzialità creativa.

SOLLECITARE IL CUORE

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Etna 2018 Così come suoni, musiche, canti, parole, odori, carezze riescono a strapparti dal pensiero e a radicarti fermamente nel presente, io cerco con le immagini di fare lo stesso. Queste foto non devono intrattenere la mente, ma sollecitare il cuore, che è attenzione, stato di presenza.

IN PRINCIPIO C'E' SOLO IL FOTOGRAFARE

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Potenza 2018 Jiddu Krishnamurti ci spiega la differenza tra pensatore e pensiero, sperimentatore ed esperienza, attore e azione, e come l’azione, l’esperienza e il pensiero vengano prima e creino secondariamente un attore, uno sperimentatore e un pensatore che in realtà non esistono. Se applichiamo questa logica alla fotografia, ci accorgiamo che esiste un fotografare prima di un fotografo (che è immaginato dall’atto del fotografare). Perciò, senza identificazione, c’è solo un libero, incontrollato e felice gesto creativo.

COGLIERE O SELEZIONARE IL MOMENTO?

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Utrecht 2018 La post-fotografia così come la fotografia del futuro, con ottiche e software sempre più potenti, capaci di estrarre fotogrammi da video ad alta definizione, è e sarà sempre più incentrata sulla post-produzione, cioè uno studio su ciò che è già accaduto e non più un’estrazione istintiva e in presa diretta della realtà. La post-fotografia infatti già si appropria di vecchie foto o di fermi immagine da telecamere di sorveglianza. Stiamo parlando di un approccio completamente nuovo. Non si tratta più di cogliere il momento ma di riconoscerlo nei dati in nostro possesso. Non più qualcosa di empatico e magico insomma, ma un qualcosa di totalmente programmato e pensato.

C'E' SOLO L'OSSERVAZIONE

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Napoli 2018 Nella triade “osservatore-osservato-osservazione” solo l’ultimo stato è reale. La foto è una testimonianza materiale dell’osservazione. C’è solo un osservare unico in un determinato spazio e tempo, mentre l’immagine che viene catturata diventa possibilità di nuove osservazioni, in tempi e luoghi diversi. Chi osserva e cosa viene osservato non sono certi. Solo dell’osservazione possiamo essere sicuri.

RACCOGLITORE

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Roma 2018 Non posso abbandonarmi al fermento e all’inquietudine di un Winogrand, o alla sfacciataggine di un Marc Cohen o di un Martin Parr. Pur amando profondamente la Street Photography e questi autori, mi sento più a mio agio se assumo un atteggiamento defilato, diciamo “bressoniano”, ma senza la tensione del grande maestro francese. Dopotutto la fotografia mindfull può accostarsi alla fotografia di strada, ma solo se ci immergiamo nel ruolo del raccoglitore invece che del predatore.

NESSUNA IDEA

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Linschoten 2018 Non può esserci niente di intellettuale nella fotografia mindful. Anche per questo motivo si tratta di una pratica non asservita a un’idea di competizione. L’aspetto intellettuale è una prerogativa della fotografia artistica. Ma in questo campo non si cercano le meravigliose e contorte suggestioni della retorica estetica e sociale. Qui si ama incondizionatamente ciò che si fa, e lo si fa rimettendo ogni merito alla manifestazione.

SMETTERE DI PENSARE

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Den Haag 2018 Quando l’osservazione consapevole del mondo che ci circonda innesca la visione, il fotografo smette di pensare ed incomincia a catturare immagini. Nella pratica fotografica non c’è pensiero. Non c’è tempo. C’è solamente azione. Anche nella still-photography, dove tutto è programmato, il momento dello scatto è un momento sospeso, atemporale. Il fotografo può illudersi di avere tutto sotto controllo, almeno fino all’istante prima del click. Dopo c’è solo un salto nel vuoto. 

IN DISPARTE

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Amsterdam 2018 Passeggiare tutto il giorno per le vie di una città con una macchina fotografica nella borsa e non usarla mai? Anche questa potrebbe chiamarsi fotografia mindful. Il gesto predatorio è sempre secondario a quello del testimone. Basta osservare. Basta esserci. Conoscere l’osservato e l’osservazione, e decidere di lasciare una traccia di memoria oppure no. Ma non si tratta di una vera scelta. La scelta presuppone uno stato di confusione. Quando siamo in strada dobbiamo sapere se è il momento di catturare delle immagini, oppure di rimanere in disparte come semplici testimoni.

FOTOGRAFABILE

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Utrecht 2018 Molti grandi fotografi del passato erano voraci di immagini. Nonostante le evidenti differenze realizzative dell’era analogica, questi fotografi non perdevano mai l’occasione di usare la loro fotocamera. Alcuni di loro delegavano squadre di stampatori per far fronte alle innumerevoli pellicole da sviluppare. Qualcuno è arrivato addirittura a scattare in modo compulsivo con la consapevolezza che non sarebbe mai riuscito a vedere stampate le sue foto. Oggi questo timore non esiste, perché per quanto si possa scattare a raffica, abbiamo la possibilità di visionare subito le immagini sullo schermo della nostra macchina. Questo però ci insegna una cosa: la potenzialità visiva e visionaria di un fotografo è praticamente inesauribile, come inesauribile è il “fotografabile”. E le due cose sono collegate. Vi è la consapevolezza del continuo rinnovamento di una realtà sfuggente, che anche attraverso gli stessi protagonisti e i medesimi luoghi, rinasce sempre nuova agli occhi del

EGO

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Utrecht 2018 Fare fotografia può essere una pratica stancante se asservita a necessità egoistiche. L’ego è avido di esperienza e quindi di immagini. È cacciatore. È rapace. Questo atteggiamento comporta un forte dispendio di energie. L’ego è anche in qualche modo necessario se vogliamo portare a termine un progetto, poiché incalza l’azione e riappare quando il processo creativo si conclude. Ma lo stato di creatività è oltre il pensiero e svincolato dall’ego. Proviene essenzialmente dalla nostra intima identità divina, creatrice, dispensatrice di ordine e di amore. Al termine di questo processo, di questa danza, riappaiono il pensiero, il desiderio e la paura, aspetti imprescindibili dell’ego.

RITUALI

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Rotterdam 2018 Cerco la potenzialità visiva in ambienti familiari, ripetendo i soliti rituali. Percorro più volte le stesse strade e piazze della città, spingendo lo sguardo oltre il conosciuto, perché la mia ricerca non è proiettata verso l’esterno ma dentro di me. Scopro nuove visioni grazie a nuovi modi di vedere.

UN MESSAGGIO

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Gouda 2018 Di riflesso, la realtà vuole fare breccia. Il messaggio è tutto quello che il mistico può dare. Il messaggio ha solo il potere di scuotere, di incrinare le false certezze. È l’adepto che permette al sad-guru, il maestro interiore, di intervenire nella fase del risveglio, anche se in realtà questa separazione non esiste. La vera natura affiora. Il messaggio è solo un vento tiepido che spazza le nubi. Può una fotografia diventare quel messaggio?

SEMPLICE

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Bruxelles 2018 Se una foto racconta una storia è perché il pensiero è intervenuto nella fase dell’osservazione. L’immagine non ci dice ciò che è, ma esprime un concetto riconducibile al bagaglio culturale dell’osservatore. Quando invece la foto non racconta alcuna storia, quando cioè non vi è concettualizzazione dell’immagine, ma solo una registrazione naturale di un normale accadimento, un istante di vita estratto dal mondo, ecco che forse abbiamo una testimonianza inalterata della realtà, che è normalità, semplicità.

ERRATA CONOSCENZA

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Bruxelles 2018 Come il mistico che mostrando all'adepto un secchio pieno d’acqua gli chiede di riconoscere il fiume dal quale proviene, io estraggo immagini dal mondo come prova dell’errata conoscenza della realtà che abbiamo sviluppato basandoci sulla nostra memoria visiva. Il fotografato è sempre concettuale. La realtà non lo è mai.

MAESTRO DELL'AMARE

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Leiden 2018 Da un albero puoi imparare ad amare. Osservalo attentamente. Guarda come muove dolcemente le sue fronde al vento. È il vento che le muove? Sono loro? Oppure è solo una danza senza causa? Ammira il modo in cui svetta sicuro allargando i suoi rami verso il cielo. E come la sua ombra è sempre pronta a darti refrigerio nelle torridi pomeriggi d’estate, e le sue foglie che respingono le gocce d’acqua nelle giornate di pioggia. Lui non si crede altro, non si immagina altro di ciò che è. Un albero.  Essere quello che siamo senza aggiungere niente di immaginato è la prerogativa essenziale per amare.

MERAVIGLIE

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Roma 2018 Quali sono i valori effettivi della storia, dell'arte e dei canoni di ballezza, se messi a confronto con la potenza della natura? Anch'io faccio il turista e punto la mia fotocamera verso le meraviglie delle città millenarie. Eppure mi chiedo: quali sono le vere meraviglie?

MACCHINA MAGICA

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Gouda 2018 Al cospetto degli alberi antichi trasformo il gesto fotografico in un rituale di venerazione. Non ho altro da dare, a parte il mio amore incondizionato per la vita in ogni sua forma, e per il movimento della coscienza che presuppone la dualità, un osservatore e un osservato, e una macchia magica che cattura disegni di luce.

ELEMENTI E GUNA

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Leidsche Rijn 2018 Nella loro semplice complessità, fatta di contorsioni e aggrovigliamenti, gli alberi riescono ad indicarci l’infinita potenzialità creativa degli elementi e dei guna (le qualità). Unica è ogni forma arborea, con i suoi tronchi nodosi rigati da ruvide cortecce, e i sottili rami allungati casualmente verso il cielo. Infinite le impronte di un singolo, in ogni fase del ciclo delle stagioni. Tutti questi piccoli segreti posso solo accarezzarli lievemente, grazie a un timido click.

CHIAMATA AL RISVEGLIO

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Gouda 2018 Diventare tutt’uno con l’osservato. Questa è la realtà. Quando non esiste più la divisione tra il vedere e l’oggetto del tuo vedere, grazie a un gesto d’amore,  ecco affiorare la verità. La potenza visiva di un albero è come una chiamata al risveglio.

GIOCO

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Leidsche Rijn 2018 Che meraviglia la fotografia! La luce che irrompe attraverso le tende, il cielo azzurro e le ombre allungate degli alberi. C'è un mondo là fuori che vuole essere osservato, amato, rapito...  In realtà il mondo è solo dentro di noi, ma che bello lasciarsi ingannare ancora una volta, magari solo per gioco.  Questo è il primordiale desiderio dell'essere: esperire il creato in modo unico e sempre diverso. La scoperta della diversità con occhi meravigliati, con lo sguardo di un bambino, è tutto ciò a cui veramente aspiriamo. 

SCEGLIERE

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Vleuten 2018 Sono sempre più spesso le foto non costruite, non pensate, a parlarmi nella fase di post-produzione. So come funzionano le regole della composizione e conosco bene la funzione di un soggetto. So come si racconta una storia con un'immagine. Ma non cerco ciò che conosco. Cerco ciò che si mostra spontaneamente, un istante non pensato che lasci trasparire la realtà. Ad essere sincero non so come seleziono le mie foto. E questo è un bene. Un albero non è mai solamente un albero. Un albero è l'albero, e la sua unicità è ciò che mi preme riconoscere.  La foto scavalca il concetto, aiuta la parola, evoca la realtà.

PARADIGMI

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Leidsche Rijn 2018 Teniamo a mente questi tre paradigmi per poter meglio affrontare questo tipo di fotografia. 1. La serenità, la pace, la calma, la giustezza, la semplicità di un vedere consapevole, di un forte stato di presenza. 2. L'osservazione indiscriminata, non condizionata da un pensiero, da un'idea, da una convenzione o da un progetto. 3. L'assenza di sforzo nel comporre e registrare la scena grazie a un gesto privo di tensione ma totalmente consapevole. 

IMMAGINATA

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Utrecht 2017 Tra un'immagine e l'altra ci sono tutte quelle che non sono riuscito a fermare, che ho lasciato libere, perché il mio vedere è senza più tensione. La foto mai fatta è la prova di questo metodo: un'immagine immaginata. Continuo a rincorrerle, a cercarle, queste immagini latenti. Sono loro che mi fanno sentire vivo. È il grande gioco.

INCONDIZIONATO

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Terwijde 2017 Se il mio vedere è libero dal condizionamento, posso lasciare una traccia di verità. Non combatto il condizionamento con un desiderio reattivo di liberazione ma con la comprensione dei processi mentali che lo alimentano. Quando osservo il mondo ed ho a disposizione una fotocamera, cerco nella potenzialità del mio vedere il seme di un gesto incontaminato che possa condurmi al click. Si tratta di una ricerca priva di qualsiasi pregiudizio.  Le mie fotografie sono il risultato di un vedere incondizionato e per questo motivo non possono mentire.

REALTÀ

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Drenthe 2017 Se fuggiamo l'esperienza, non possiamo più parlare di fotografia.  Se definiamo Realtà uno stato immutabile e atemporale mentre il suo opposto (Irrealtà) qualcosa di mutevole e soggetto agli effetti del tempo, la fotografia, che è esperienza condizionata dalla materia, dal tempo e dal pensiero, appartiene sicuramente all'Irrealtà. Io non pretendo di fermare questa fantomatica realtà con la mia fotocamera, ma mi metto alla sua ricerca, consapevole dell'inganno. Non sono a caccia di una prova o di un'esperienza, ma di una frequenza che mi permetta di rimanere centrato nel mio essere, che poi è l'unica e sola realtà.

POSSIBILITÀ

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Lastra a Signa 2017 Amare qualcuno significa guardarlo nella sua interezza. Non solo l'uomo o la donna che è nel momento in cui lo si guarda, ma anche il significato del suo essere in divenire, la sua potenzialità insomma: il bambino, l'adolescente, il sofferente, il felice, il libero, l'ammalato, il vecchio sul punto di morte. Ecco cosa vedo nelle immagini che fermo; vedo la potenzialità della realtà. Vedo oltre il soggetto e lo sfondo, vedo oltre i colori ed il contrasto delle superfici.  Vedo le sconfinate possibilità dell'esperibile.

ATTESA

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Leidsche Rijn 2017 Le fotografie vengono a cercarmi. Non posso lasciarmi guidare esclusivamente da un progetto pensato, da un'idea creata a tavolino. Si lavora così: una volta individuato il messaggio che si vuole far passare, ci adoperiamo per trasmetterlo nel migliore dei modi. Si piega cioè la visione al nostro pensiero. Ma ci si può abbandonare anche al processo inverso. Ecco che rimango in attesa, pronto a sentire il messaggio della manifestazione e a fare da tramite grazie all'arte del vedere. Non sto cercando di comporre un paesaggio seguendo le regole compositive e le aspettative di un cliente, ma sto provando a ricomporre la melodia della creazione, sperando di non stonare.

NEGAZIONI

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Utrecht 2018 Le immagini sono storie di cose erose dall'inconsapevole danza dell'uomo moderno. La via verso la liberazione è una strada fatta di negazioni, di vicoli ciechi. Per questo mi preme indicare il lascito ingombrante di una società che sprofonda sempre di più nella trappola dell'individualismo. Lottare contro il conflitto, la separazione e l'ignoranza è la sola lotta necessaria, una lotta non violenta e consapevole, combattuta con parole ed immagini di verità. La verità è come aprire le finestre ed illuminare una stanza. 

LIBERATO

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Den Haag 2016 Esprimersi diventa necessità, una richiesta d'aiuto, ma solo per chi è intrappolato tra il piacere e il dolore, tra il bene ed il male. Si dice che il liberato non senta il bisogno di lasciare traccia perché sa che tutto gli appartiene e che il corpo-mente (con tutte le sue caratteristiche innate e il suo bagaglio culturale) è transitorio e perciò irreale. Il liberato ha solo un messaggio da recapitare, la buona notizia della liberazione. Non ha altri fini. Solo questo a lui preme. Così indosso gli occhi del bambino per vedere solo ciò che è, non ciò che la mia mente, separando, desidera vedere, catturare e mostrare. Un vedere diverso? Un vedere nuovo? No. Il vedere del bambino è un vedere antico.

COMPLETO

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Ardenne 2013 C'è potere nello sguardo di un bambino. C'è quell'avidità dell'esploratore, il desiderio di partecipazione al complesso gioco della manifestazione. È un vedere che non seleziona, non etichetta. Vedere come se fosse la prima volta. Forse nello sguardo del bambino non avviene ancora la divisione tra osservatore ed osservato. Tutto risulta ancora unito, completo. Come dovrebbe sempre essere.

MAGIA

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Ferrara 2016 Anche se catturare un'immagine potrebbe sembrare qualcosa di scontato, di banale, il risultato, visto con la purezza dello sguardo del fanciullo, è sempre un piccolo miracolo. Non sottovalutiamo il potere di una fotografia. Ci troviamo nell'era delle immagini, ma sappiamo ancora leggerle queste immagini? Oppure siamo diventati insensibili ai loro effetti, vittime di un'apatia dilagante? La magia è ancora viva. Posso stupirmi ogni volta che con questo piccolo gesto riesco ad estrarre un'immagine dal mondo. Mi esercito a non darlo mai per scontato. Credo nel rapporto tra me e le mie immagini. Non sono solo semplici stimoli mnemonici, ma relazioni profonde, conferme del mio vedere, dell'essere testimone. Osservo una foto e penso: "ero lì", "ho visto questo", "l'ho riconosciuto". In questo modo il mio stato di presenza diventa prova tangibile ed inequivocabile. Io sono stato, quindi sono.

MEDITAZIONE

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Grachen 2016 Cerco spazi nuovi. Cerco linee guida, spigoli dietro i quali possa nascondersi un mistero, un disegno di luce, un volto. Cerco forme che richiamino lo sguardo, lo trattengano, lo incatenino. Compongo storie di sagome nel caos che mi circonda. Dio è l'intelligenza che riordina il caos. Nel ritagliare il caos lascio che Dio intervenga attraverso me. Questa è meditazione.

TANGIBILE

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Lione 2016 Ho riconosciuto l'importanza di dare tangibilità alle mie foto, trasportarle dalla loro natura apparente ad uno stato materiale, come è stato necessario per oltre un secolo e mezzo. Le fotografie digitali o digitalizzate che appaiono sugli schermi degli smartphones e dei computer sono "immagini faniche", visioni condizionate dal funzionamento degli apparecchi. Quando gli schermi si spengono le foto scompaiono, come se non fossero mai esistite. Ne parla Italo Zannier nel saggio "La Lanterna della Fotografia" e la trovo una riflessione importante. Spiega perfettamente da dove sorge il mio bisogno di stampare le foto che faccio. Inserendole in un contesto progettuale come il format del libro, non solo riesco a renderle "materiali", ma le trasformo in segni di un messaggio più ampio, che non si sofferma soltanto sul significato di ogni singola immagine ma testimonia la pratica rituale del fotografare. Le fotografie tornano ad essere repert

ATTEGGIAMENTO

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Alfama - 2015 Le fotografie richiamano agli oggetti fotografati. Le parole esprimono concetti che attribuiamo agli oggetti.  Cosa differenzia queste tre esperienze: oggetto, foto e parola? La prima è la cosa in sé mentre le altre due sono i suoi indicatori.  La foto è un indicatore visivo mentre la parola è un indicatore concettuale.  Il significato delle parole viene alterato dall'atteggiamento con cui si analizzano i concetti espressi. Se affronto la parola “amore” da un punto di vista dualistico, che è per sua natura esclusivo, competitivo e radicato nel senso di individualità separata, esprimerò un concetto ovviamente dualistico, fondato sull'esclusività, la possessività e la gelosia. Se invece cercherò di concettualizzare la parola “amore” con un atteggiamento non-dualistico, giungerò ad un significato completamente diverso che non ammette separazioni o conflitti.  Questa regola può essere applicata a qualsiasi parola (concetto). La realtà espressa c

PASSIONE

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Berlino 2014 Fotografare con passione non significa essere emotivamente coinvolti nella pratica del vedere e del registrare. Ci viene detto che la passione è una spinta, una reazione che proviene da dentro di noi, ma io mi guardo bene dal permettere agli schemi mentali del mio subconscio di esprimere le mie passioni.  La mia è una passione che è desiderio di verità. Una passione che è testimonianza attenta del vero.  Una passione naturale e disinteressata Si fotografa con passione quando non si hanno secondi fini.

PARTICOLARE

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Firenze 2016 Se la fotografia spesso limita il vedere perché seleziona, spezzetta e amputa le scene, è anche vero che nel frattempo focalizza l'attenzione su soggetti specifici e perciò, nel suo dividere e spezzettare, diventa uno strumento chirurgico di osservazione e testimonianza. Nella perfezione del particolare risiede la potenzialità della perfezione totale. Le piccole cose, i piccoli gesti, mettono in moto grandi eventi di cambiamento. Accorgersene e valorizzare queste estrazioni della totalità è un esercizio che ci aiuta a capire l'importanza di ogni aspetto della vita, soprattutto quelli apparentemente insignificanti. Dal particolare possiamo poi risalire all'universale, mettendo tutto nella giusta prospettiva. Ogni cosa ha un suo posto, ed è qui e adesso.

CURIOSO

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Amsterdam 2017 Io sono curioso. Il mio curiosare è naturale perché lo ritrovo in ogni creatura: il gatto che s'intrufola dentro un vecchio scatolone, il corvo che atterra di soppiatto per beccare qualche briciola, il fiore che si arrampica sulla parete di roccia per cercare un raggio di sole. Curiosare significa ascoltare il richiamo della vita. Ecco allora che grazie alla fotografia metto in atto il mio curiosare. Lo faccio in modo armonico, nel più alto rispetto per ciò che fotografo, consapevole di rendere omaggio a ciò che si manifesta davanti ai miei occhi. Curiosare con una fotocamera però è decisamente diverso dal curiosare per il semplice interesse delle cose. I fotografi non sono attratti esclusivamente dai soggetti che fotografano, perché non osservano il mondo per come è ma per come potrebbe apparire in un'immagine bidimensionale, in un contesto di rappresentazione virtuale. Quindi l'immagine fotografica è una codificazione appiattita della realtà che so

RICORDO

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Utrecht 2017 Fino al giorno in cui ho iniziato a prelevare immagini dal mondo, la mia percezione del passato, e quindi della vita, è stata probabilmente molto diversa. Se infatti la persona non è altro che un cumulo più o meno ordinato di ricordi, quelli non supportati dalle immagini saranno significativamente diversi da quelli fermati dall’apparecchio fotografico. Fino al 1992, anno in cui ho preso in prestito la telecamera di mio padre per girare alcuni video tra amici, ho memorie immaginifiche delle mie relazioni, e si sa che la vita è essenzialmente relazione. Quei volti che non ho mai ritratto non sono svaniti, ma nella mia mente hanno assunto un aspetto decisamente diverso dalla realtà,  diventando meno esatti da un punto di vista fisiognomico ma più intimi, più sfaccettati.  Di loro non è rimasta solo la mia esperienza visiva diluita negli anni, ma anche una sensazione specifica che è come una sorta di impressione composita, fatta dei molteplici aspetti della persona: la vo

FINE DEL DRAMMA

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La Roche - Morto in scena (2017) Ecco che la luce crea il miracolo dell'apparire riflesso nel vedere. Noi incanaliamo questo miracolo dentro una piccola fessura che ci riconsegna un'immagine capovolta, un disegno di luce. È nuovamente la luce che ci permette di esperire questa testimonianza, che chiamiamo fotografia, mera rappresentazione dell'accaduto, del passato, ma che possiamo sperimentare sempre e solo nel presente, nell'adesso. La fotografia è una metafora bellissima per indagare sulla realtà ultima. Quando l'oceano della consapevolezza si riversa in un punto, dà origine all'essere. Perché la mente è come un foro stenopeico: incanala la consapevolezza e la riflette come coscienza che percepisce il mondo. Ogni percezione è diversa, come le forme accarezzate dalla luce. Ma noi non siamo la forma, noi siamo la luce. Allora posso dire che la verità è solo nel gesto in quanto conseguenza del vedere, e non nell'immagine acquisita. La foto è solo la

LO SGUARDO DEL BAMBINO

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Dreanthe - Mees (2017) I bambini che giocano con una fotocamera riescono spesso a sorprendermi. Dare loro l'opportunità di esprimersi attraverso delle immagini è un esercizio che faccio regolarmente e con risultati sempre stimolanti. Osservando le foto di questi piccoli e avidi scrutatori del mondo imparo ogni volta qualcosa di nuovo sulla composizione, su come quella di un fotografo esperto sia fortemente condizionata e come invece qualcuno privo di preconcetti possa facilmente sondare nuovi territori, seguendo un istinto particolare, perché animato solo dal desiderio di catturare l'esperienza. Ce l'abbiamo tutti fin dalla nascita questo istinto o si è sviluppato a causa delle pratiche mondane di questa nostra società dell'immagine?  Non ho una risposta a questa domanda. I bambini vedono, riconoscono e desiderano fermare il momento, carpire la testimonianza. Da quello che ho potuto osservare, sembra proprio qualcosa di istintivo.  Mi chiedo anche: può la f

LA GRANDE TENTAZIONE

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Londra - Fuori dal pub (2017) Aspiro a vincere una volta per tutte la grande tentazione del fotografo, quella di mentire. Chi intende usare una macchina fotografica deve per forza fare i conti con questa tentazione, che spesso è solo una conseguenza inevitabile del medium, un riflesso involontario. Non sto parlando di chi mente consapevolmente, come nella fotografia commerciale in cui la bugia è commissionata e saper mentire è un requisito richiesto al fotografo. Mi rivolgo invece ai messaggeri di verità o presunti tali, teneri ingenui con le migliori intenzioni, facili prede di questo sottile inganno ottico.  Fotografare senza mentire richiede una predisposizione alla verità, una condizione interiore che accetti la realtà per quella che è, senza alcun desiderio di cambiarla. Solo in totale assenza di tensione, ambizione e desiderio si può forse costringere il nostro obiettivo ad essere davvero obiettivo. Questo non significa ignorare il bagaglio culturale che ci portiamo di

UN VEDERE NUOVO

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Utrecht - La scala del barone (2017)  Grazie all'amplificazione percettiva del rituale fotografico riesco a sperimentare un profondo stato di presenza. Fotografare come esercizio spirituale è una predisposizione ideale per poter isolare e meglio decifrare il significato del gesto. Muoversi in solitario insieme a un terzo occhio (quello della fotocamera) e comprendere nel profondo il senso del testimone e del testimoniare, può diventare la chiave d'accesso a una consapevolezza nuova, incontaminata. È il gesto a chiamarmi per strada, a desiderare di essere colto, usato, amato e trasformato in una nuova percezione, un nuovo vedere. Succede anche questo. Fotografando costruiamo un vedere diverso, confinato dentro le regole dell'immagine ritagliata, ma ricco di nuove intriganti prospettive. Il gesto crea una nuova visione. Il testimone trasforma il testimoniato in una nuova potenziale testimonianza. La fotografia paesaggistica è fortemente pensata e desiderata. Richiede

UNA SCELTA

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Londra - Leicester Square (2017) Ho scelto di accompagnare queste riflessioni sulla mia personale visione del gesto fotografico con alcune immagini elaborate in bianco e nero. La scelta monocromatica è dovuta ad una serie di ragionamenti che in realtà poco avrebbero a che fare con le mie conclusioni. Auspico una fotografia senza pensiero e poi mi perdo nell'elaborazione di un pretesto per giustificare una semplice scelta estetica. Qualcosa allora non torna. In principio ho pensato che il bianco e nero si adattasse al concetto di “semplice gesto”, proprio per via della sua essenzialità. Poi mi sono chiesto per quale motivo dovrei elaborare e quindi stravolgere l'informazione numerica per ottenere l'emulazione di un linguaggio che è rilegato prevalentemente alla fotografia del passato.  Scattando in raw, che non è semplicemente un'immagine numerica ma un pacchetto di informazioni da elaborare, pensavo che l'effetto monochrome (che occupa  uno spazio di memori

CUORE PURO

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Dublino - Indice (2015) La fotografia non produce verità e non pretende di farlo. È il significato di verità che spesso le attribuiamo a darle l'autorità del reale che però non ha. Ma se l'atto di guardare e la pratica di quell'effimero gesto di cui abbiamo parlato verranno perseguiti in purezza e sincerità, allora anche il messaggio potrà essere pieno di queste due qualità. Un “gesto di verità” potrà compiersi. Ben vengano cuori puri ad esperirlo come testimonianza della realtà! Perché la verità appartiene solo a chi la desidera ardentemente. Bisogna sapere destreggiarsi tra le trame della competitività che sono lunghe e tentacolari. Qualsiasi tensione che affiora nell'intento creativo per poterlo legittimare è una conseguenza del pensiero competitivo, innescato dal contesto socio-culturale. Un cuore puro pratica l'equanimità per abbattere le differenze e creare finalmente in totale libertà. E allora il messaggio? Nella società della competizione sfrenata

L’IMPORTANZA DEL GESTO

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Maarssen - Barca (2014) Continuiamo a parlare del gesto. Il gesto è tutto quello che abbiamo. È l’intento, la visione, l’inizio di un processo che passa per il vedere ed il mostrare, il raccontare e il percepire, il condividere e il mentire. Una volta scrissi che la scheda di memoria (oppure la pellicola) potrebbe anche diventare superflua nel mio fotografare. Se il gesto di cui parlo è la radice di questa espressione creativa, allora è vero che la registrazione è secondaria, ma senza di questa, senza la prova del gesto, non si potrebbe più parlare di fotografia. Visione e registrazione diventano dipendenti l'uno dall'altra, anche se delle due la prima è sicuramente quella a cui tengo di più. Nel gesto io vedo la vita accadere in ogni sua forma, indipendente e connessa, personale e impersonale. La fermo in un codice bidimensionale, a volte monocromatico, e poi mi perdo osservando attentamente ciò che è rimasto impresso sulla scheda: un volto, un dettaglio, una sfumatura. S

OLTRE L’INGANNO

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Utrecht - Fuori dalla stazione (2014) Se la fotografa è finzione, perché pretende di rivelare il vero e fallisce ogni volta, essa può diventare lo strumento perfetto del sad-guru, il maestro interiore, per svelare l’inganno ed arrivare alla realtà. La verità esiste soltanto come esperienza soggettiva e segue questa catena di eventi: vedere, riconoscere e desiderare. L’esperienza visiva viene seguita dalla scoperta della realtà e da un naturale desiderio di afferrarla, ed ecco che la nostra fotocamera ci viene in aiuto. Usiamola per appagare questo desiderio di realtà, con un semplice gesto, un gesto d’amore che trasforma la finzione in verità. Chi possiede la “visione del vero” è in grado di comprendere il significato dell’esperire e quindi è anche capace di trascendere l’esperienza fotografica (sia nel ruolo di agente che di ricevitore), per vedere la realtà oltre l’apparenza.  L’osservatore gentile, puro, con occhi innamorati (pieni d’amore) diventa la visione stessa del ve