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Visualizzazione dei post da novembre, 2016

CONTROLLO SENZA CONTROLLO

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Eindhoven - Menestrelli di strada (2016) Preferisco lavorare con gli obbiettivi fissi perché mi ricordano che le mie scelte sono sempre condizionate e che accettare queste condizioni è un gesto di completezza. Il mio non può che essere un controllo limitato, palesemente illusorio, almeno fino a quando non arriva la consapevolezza di questo senso di completezza. Fattori più o meno controllabili convergono in un punto, figlio della volontà divina o del caso, oppure di entrambi.  Spesso proprio quelle variabili incontrollate che definiscono il momento decisivo. 

IL CREARE BUONO

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Lisbona - Bevitori fuori dalla chiesa (2015) L'energia creatrice che è amore-comprensione-creatività, può essere attivata in uno stato di equilibrio del corpo-mente, se indotta dal desiderio. Quando la mente è quieta e il corpo è sano, l'energia creatrice (emanazione divina) può essere meglio catalizzata. Sarà poi la qualità del desiderio a definire il valore dell'esperienza personale; armonica se il desiderio è disinteressato, turbolenta se invece diamo troppa importanza al risultato finale.  La creatività è in ogni caso uno stato di forte presenza atemporale. Spesso è proprio colui che è privo di un equilibrio interiore ad indugiare nel processo creativo per fuggire lo stato di pensiero (negativo) che è fondamentalmente tormento. È il fantomatico “artista maledetto” che usa la creatività come analgesico, consapevole di poter sedare, almeno per un po', la sua sofferenza interiore. Forse proprio per questo suo bisogno impellente riesce ad infondere al suo messa

BISOGNO DI CONOSCERSI

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Berlino - Selfie al muro (2014) Forse il selfie è il sintomo di un'ultima disperata ricerca della propria identità, un grido d'aiuto silenzioso che esclama “Eccomi, sono io. Sono qui!” Con la forza della disperazione in milioni ci puntiamo addosso l'obbiettivo, un gesto che ricorda morbosamente il suicidio, e sfiorando il "grilletto" catturiamo quello che poi crediamo ci rappresenti: un corpo e un volto incorniciati entrambi in un tempo e in un luogo specifico, magari con qualcuno. “Si, questo sono io...” è la reazione in automatico. L'inganno.  Ma al di là delle false identificazioni il bisogno rimane. È ciò che ci muove, che da' un senso a tutto il resto, la spinta verso un auto-conoscenza. E questo bisogno reclama una risposta, perché è sempre la domanda che crea la risposta, nel gioco della conoscenza acquisita, imprestata o venduta. Oltre lo schema domanda-risposta vi è la realtà, inalterabile ed assoluta. Il suo raggiungimento passa proprio

LASCIAMOCI LIBERARE

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Bruges - Per strada (2016) Mi sono chiesto spesso se possa definirmi un fotografo.  È sempre rischioso partecipare al gioco delle definizioni e delle false identificazioni, però ci proviamo lo stesso.  Si, io credo di essere un fotografo, e per esserlo non ho bisogno di un pezzo di carta, di una partita iva, di un incarico, di una pubblicazione, di un riconoscimento o che altro. Io sono un fotografo perché vivo di fotografia, senza mai chiedermi che cosa dovrei fare per identificarmi in questo ruolo specifico. E come ogni esperienza autentica, anche questa la vivo alla mia maniera, come sento meglio, danzando la grande danza.  Questa è una foto meravigliosamente casuale, sempre che esista davvero qualcosa che non sia casuale, altrimenti sarebbe una foto normale. Ho scelto questa foto perché sono certo che al momento dello scatto non ero consapevole dei due ragazzi che si baciano. O forse si? La mia attenzione di superficie era rivolta al soggetto primario, ma non posso dire

ESTENSIONE DEL DIVINO

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Lione - Traboules (2016) Ma l'azione priva di sforzo rimane comunque azione, disinteressata (nell'ego) ed estensione del divino. È infatti questo il grande insegnamento spirituale concernente l'azione. Nella consapevolezza di essere mere appendici del volere divino, si agisce in assenza di tensione, abbandonandosi piacevolmente al fare, o al disfare, o all'inerzia consapevole, che è a suo modo un tipo di azione. L'inerzia consapevole si distingue dall'immobilità reattiva, spesso innescata dall'insicurezza o dalla pigrizia. È anch'essa una scelta, una decisione ponderata, e va presa in considerazione. Ma può anche essere semplicemente un'attesa, una proroga per dare il tempo all'universo di giustificare la susseguente azione. Perciò il momento decisivo, che è azione, nasce da una serie di proroghe, di sospensioni, di scelte di non agire.

SUL VEDERE E IL RICONOSCERE

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Giaime (2015) Il significato di un ritratto è nel legame tra osservatore e fotografato. Il fotografo è solo il medium che rende possibile questa relazione. È possibile conoscere direttamente (conoscente, amico, parente) o indirettamente (personaggio famoso) il soggetto, cioè avere una relazione che diventa forzatamente la chiave di lettura del ritratto. Noi leggiamo l'immagine di una persona nota decodificandone l'espressione, i lineamenti, la postura attraverso le informazioni preesistenti che abbiamo riguardo al soggetto. È un riflesso spontaneo, che provoca sensazioni facilmente reperibili ed appaganti. Guardando la persona ritratta la “riconosciamo”, ovvero leggiamo le cose che già sappiamo di lei, cerchiamo insomma una conferma del nostro riconoscimento. In pratica vediamo nell'immagine della persona conosciuta soltanto ciò che possiamo o vogliamo riconoscere, e perciò non la vediamo affatto, o meglio vediamo solo il modo in cui noi riusciamo ad osservarla.  S