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Visualizzazione dei post da dicembre, 2018

UN SEME LIBERO

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Catania 2018 Il sapere, che è memoria, è condizionato dalla cultura e dalla società. Cambia a seconda delle evenienze. Il sapere piantato da un pensiero dominante è un seme sterile. Il sapere libero, magari anche caotico e a volte contraddittorio, ma non vincolato alla paura di sbagliare, può germogliare in qualcosa di nuovo, ma solo se lo si irriga con profonda consapevolezza.

FROM THE HIP

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Catania 2018 Scattare a sorpresa, senza inquadrare, “from the hip”, è anche lasciare accadere un tipo di fotografia non pensata. Esiste certamente una minima programmazione dietro questo gesto, ma è indubbio che si rimetta al caso la maggior parte del risultato, disilludendoci dalla mania del controllo, della proprietà, dell’azione esclusiva. Nella successiva post-produzione avviene il gioco dell’interpretazione, vincolato inevitabilmente alla memoria. È solo un metodo, ma può dare piacevoli risultati.

L'OSSERVARE DEGLI ALTRI

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Catania 2018 Dyers nel celeberrimo “Infinito Istante” ci fa notare, nel reportage di Paul Fusco sul passaggio in treno della salma di Robert Kennedy, come il fotografo osservi l’osservare delle persone ai lati del binario. È una serie di scatti sulla testimonianza (della storia che passa). Dato che l’argomento storico è di grande rilievo, il documento di Fusco riesce a mettere l’accento su questo ribaltamento dell’osservazione. Ma in realtà questo è ciò che succede ogni volta che si acquisiscono fotografie. Si osserva attraverso queste il nostro osservare o l’osservare degli altri. Le foto sono tracce della testimonianza della specie umana. 

UN VUOTO SCONFINATO

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Rocamadour 2018 Voglio che la mia fotografia provenga da un luogo senza pensiero, senza memoria, così che le immagini possano contenere quel vuoto sconfinato che è potenzialità creativa.

SOLLECITARE IL CUORE

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Etna 2018 Così come suoni, musiche, canti, parole, odori, carezze riescono a strapparti dal pensiero e a radicarti fermamente nel presente, io cerco con le immagini di fare lo stesso. Queste foto non devono intrattenere la mente, ma sollecitare il cuore, che è attenzione, stato di presenza.

IN PRINCIPIO C'E' SOLO IL FOTOGRAFARE

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Potenza 2018 Jiddu Krishnamurti ci spiega la differenza tra pensatore e pensiero, sperimentatore ed esperienza, attore e azione, e come l’azione, l’esperienza e il pensiero vengano prima e creino secondariamente un attore, uno sperimentatore e un pensatore che in realtà non esistono. Se applichiamo questa logica alla fotografia, ci accorgiamo che esiste un fotografare prima di un fotografo (che è immaginato dall’atto del fotografare). Perciò, senza identificazione, c’è solo un libero, incontrollato e felice gesto creativo.

COGLIERE O SELEZIONARE IL MOMENTO?

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Utrecht 2018 La post-fotografia così come la fotografia del futuro, con ottiche e software sempre più potenti, capaci di estrarre fotogrammi da video ad alta definizione, è e sarà sempre più incentrata sulla post-produzione, cioè uno studio su ciò che è già accaduto e non più un’estrazione istintiva e in presa diretta della realtà. La post-fotografia infatti già si appropria di vecchie foto o di fermi immagine da telecamere di sorveglianza. Stiamo parlando di un approccio completamente nuovo. Non si tratta più di cogliere il momento ma di riconoscerlo nei dati in nostro possesso. Non più qualcosa di empatico e magico insomma, ma un qualcosa di totalmente programmato e pensato.

C'E' SOLO L'OSSERVAZIONE

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Napoli 2018 Nella triade “osservatore-osservato-osservazione” solo l’ultimo stato è reale. La foto è una testimonianza materiale dell’osservazione. C’è solo un osservare unico in un determinato spazio e tempo, mentre l’immagine che viene catturata diventa possibilità di nuove osservazioni, in tempi e luoghi diversi. Chi osserva e cosa viene osservato non sono certi. Solo dell’osservazione possiamo essere sicuri.

RACCOGLITORE

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Roma 2018 Non posso abbandonarmi al fermento e all’inquietudine di un Winogrand, o alla sfacciataggine di un Marc Cohen o di un Martin Parr. Pur amando profondamente la Street Photography e questi autori, mi sento più a mio agio se assumo un atteggiamento defilato, diciamo “bressoniano”, ma senza la tensione del grande maestro francese. Dopotutto la fotografia mindfull può accostarsi alla fotografia di strada, ma solo se ci immergiamo nel ruolo del raccoglitore invece che del predatore.

NESSUNA IDEA

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Linschoten 2018 Non può esserci niente di intellettuale nella fotografia mindful. Anche per questo motivo si tratta di una pratica non asservita a un’idea di competizione. L’aspetto intellettuale è una prerogativa della fotografia artistica. Ma in questo campo non si cercano le meravigliose e contorte suggestioni della retorica estetica e sociale. Qui si ama incondizionatamente ciò che si fa, e lo si fa rimettendo ogni merito alla manifestazione.

SMETTERE DI PENSARE

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Den Haag 2018 Quando l’osservazione consapevole del mondo che ci circonda innesca la visione, il fotografo smette di pensare ed incomincia a catturare immagini. Nella pratica fotografica non c’è pensiero. Non c’è tempo. C’è solamente azione. Anche nella still-photography, dove tutto è programmato, il momento dello scatto è un momento sospeso, atemporale. Il fotografo può illudersi di avere tutto sotto controllo, almeno fino all’istante prima del click. Dopo c’è solo un salto nel vuoto. 

IN DISPARTE

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Amsterdam 2018 Passeggiare tutto il giorno per le vie di una città con una macchina fotografica nella borsa e non usarla mai? Anche questa potrebbe chiamarsi fotografia mindful. Il gesto predatorio è sempre secondario a quello del testimone. Basta osservare. Basta esserci. Conoscere l’osservato e l’osservazione, e decidere di lasciare una traccia di memoria oppure no. Ma non si tratta di una vera scelta. La scelta presuppone uno stato di confusione. Quando siamo in strada dobbiamo sapere se è il momento di catturare delle immagini, oppure di rimanere in disparte come semplici testimoni.

FOTOGRAFABILE

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Utrecht 2018 Molti grandi fotografi del passato erano voraci di immagini. Nonostante le evidenti differenze realizzative dell’era analogica, questi fotografi non perdevano mai l’occasione di usare la loro fotocamera. Alcuni di loro delegavano squadre di stampatori per far fronte alle innumerevoli pellicole da sviluppare. Qualcuno è arrivato addirittura a scattare in modo compulsivo con la consapevolezza che non sarebbe mai riuscito a vedere stampate le sue foto. Oggi questo timore non esiste, perché per quanto si possa scattare a raffica, abbiamo la possibilità di visionare subito le immagini sullo schermo della nostra macchina. Questo però ci insegna una cosa: la potenzialità visiva e visionaria di un fotografo è praticamente inesauribile, come inesauribile è il “fotografabile”. E le due cose sono collegate. Vi è la consapevolezza del continuo rinnovamento di una realtà sfuggente, che anche attraverso gli stessi protagonisti e i medesimi luoghi, rinasce sempre nuova agli occhi del

EGO

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Utrecht 2018 Fare fotografia può essere una pratica stancante se asservita a necessità egoistiche. L’ego è avido di esperienza e quindi di immagini. È cacciatore. È rapace. Questo atteggiamento comporta un forte dispendio di energie. L’ego è anche in qualche modo necessario se vogliamo portare a termine un progetto, poiché incalza l’azione e riappare quando il processo creativo si conclude. Ma lo stato di creatività è oltre il pensiero e svincolato dall’ego. Proviene essenzialmente dalla nostra intima identità divina, creatrice, dispensatrice di ordine e di amore. Al termine di questo processo, di questa danza, riappaiono il pensiero, il desiderio e la paura, aspetti imprescindibili dell’ego.