Willoclick


Ho incominciato ad avvicinarmi alla fotografia agli inizi degli anni '90 in contesti assolutamente famigliari, una passione cercata e voluta in modo del tutto intuitivo. Solo dopo svariati anni mi sono interessato più da vicino all'arte della fotografia, seguendo lezioni e partecipando ad alcune piccole mostre organizzate dai corsisti. Nella prima metà degli anni 2000 collaboravo attivamente alle iniziative dell'Associazione Culturale Deaphoto di Firenze che, grazie ai suoi corsi, è riuscita ad ampliare i miei orizzonti riguardo a questo medium. L'entusiasmo appena destato si è però subito dovuto assopire per ragioni di vita, ma è rimasto pazientemente in attesa.

Quando qualche anno fa mi sono riavvicinato al pensiero fotografico, che studiai per un anno in un corso di approfondimento, avevo appena intrapreso un percorso spirituale che nel frattempo ha cambiato profondamente la mia vita. Mi è sembrato naturale che, se avessi voluto continuare ad occuparmi di "fotografia pensata" e magari anche "scritta", avrei dovuto combinarla con i nuovi paradigmi ideologici che stavo scoprendo. In questo modo è nato il progetto “Appunti di Viaggio”, un giornale digitale dove riversare idee e intuizioni sul medium fotografico e la spiritualità, due cose apparentemente distanti ed invece strettamente relazionate.

Col tempo ho accumulato diversi scritti che, essendo accompagnati da almeno una fotografia, sono da considerarsi come delle didascalie. Le immagini dunque fungono da ispirazione per i testi, e quest'ultimi sono spesso dei collegamenti, più o meno maldestri, tra la dottrina dei Veda e la teoria della fotografia. L'essenza dell'insegnamento induista è riconducibile ad un'unica pratica, che è quella dell'auto-osservazione. L'osservazione è anche però la condizione essenziale per praticare la fotografia. Ecco qui il collegamento che sembrava improbabile.
Come fotografo io osservo, e in un secondo tempo osservo il mio osservare.


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