CURIOSO

Amsterdam 2017


Io sono curioso.
Il mio curiosare è naturale perché lo ritrovo in ogni creatura: il gatto che s'intrufola dentro un vecchio scatolone, il corvo che atterra di soppiatto per beccare qualche briciola, il fiore che si arrampica sulla parete di roccia per cercare un raggio di sole.
Curiosare significa ascoltare il richiamo della vita. Ecco allora che grazie alla fotografia metto in atto il mio curiosare. Lo faccio in modo armonico, nel più alto rispetto per ciò che fotografo, consapevole di rendere omaggio a ciò che si manifesta davanti ai miei occhi.
Curiosare con una fotocamera però è decisamente diverso dal curiosare per il semplice interesse delle cose. I fotografi non sono attratti esclusivamente dai soggetti che fotografano, perché non osservano il mondo per come è ma per come potrebbe apparire in un'immagine bidimensionale, in un contesto di rappresentazione virtuale. Quindi l'immagine fotografica è una codificazione appiattita della realtà che sottostà a delle regole specifiche. 
Sono curioso di come va il mondo e così cerco una scena che lo descriva. Non un'immagine che racconti una storia. Non un momento decisivo. La retorica di una foto è legata a tutta una serie di schemi mentali. Il momento decisivo è solo un'anomalia della realtà.
Voglio rappresentare la normalità usando il linguaggio fotografico. Non si tratta di una registrazione casuale, completamente priva di pensiero. Non ignoro le regole di composizione e i canoni di scrittura, ma il significato della foto è nelle mani del divino. La scena non deve per forza raccontare qualcosa, e soprattutto non deve far trapelare nulla che non sia attinente alla realtà.

Commenti

Post popolari in questo blog

DOV'È IL REALE?

LUOGHI SOSPESI

INGANNATORI DEL MANIFESTATO