RICORDO

Utrecht 2017


Fino al giorno in cui ho iniziato a prelevare immagini dal mondo, la mia percezione del passato, e quindi della vita, è stata probabilmente molto diversa. Se infatti la persona non è altro che un cumulo più o meno ordinato di ricordi, quelli non supportati dalle immagini saranno significativamente diversi da quelli fermati dall’apparecchio fotografico. Fino al 1992, anno in cui ho preso in prestito la telecamera di mio padre per girare alcuni video tra amici, ho memorie immaginifiche delle mie relazioni, e si sa che la vita è essenzialmente relazione. Quei volti che non ho mai ritratto non sono svaniti, ma nella mia mente hanno assunto un aspetto decisamente diverso dalla realtà,  diventando meno esatti da un punto di vista fisiognomico ma più intimi, più sfaccettati.  Di loro non è rimasta solo la mia esperienza visiva diluita negli anni, ma anche una sensazione specifica che è come una sorta di impressione composita, fatta dei molteplici aspetti della persona: la voce, il linguaggio del corpo, l’odore, ma soprattutto il contesto, l’esperienza emotiva di quel rapporto. Il ricordo è quello. Un’immagine lo può rievocare ma può anche cambiarlo, perché i ricordi fotografati non sono come gli altri.
La fotografia aggiunge molto al ricordo ma gli toglie anche qualcosa. 
C’è una foto in particolar modo che mi manca; quella del primo amore, un amore platonico, mai consumato, vissuto esclusivamente nelle mie fantasie adolescenziali. Di questa ragazza conservo memorie inalterate dalla forza emotiva dell’immagine, ricordi di neri e lunghi e capelli, di sguardi fugaci, di risate argentine. Una foto provante non può supportare l’esistenza di questa persona, ormai lontana e comunque diversa da come l’ho conosciuta, ma l’impatto emotivo di quel forte desiderio ha impresso un’immagine indelebile dentro di me, anche a distanza di un quarto di secolo. 
La sensazione, che non sbiadisce come invece succede ad una fotografia stampata e lasciata alla luce, mi accompagna ancora mentre la rievoco. Forse se avessi avuto con me per tutti questi anni una foto di lei, la sensazione sarebbe diversa, meno sognante e più concreta, non più magica. 
Nell’era in cui si scattano miliardi di fotografie al giorno, che cosa sono diventati i nostri ricordi e quanto questi dipendono dalle immagini che raccogliamo?
Davanti alla foto di una persona cara rievoco virtualmente la mia relazione con lei. L’immagine la riporta al mio cospetto, infondendo al ricordo concretezza, verità, sicurezza. Non l’ho immaginata, esiste per davvero! 
Ma allora le foto aiutano a ricordare oppure distorcono il ricordo? 
Entrambe le cose. Quello che è certo è che non possiamo più farne a meno. Mai come oggi la fotografia fa parte della nostra vita, nel bene e nel male. 

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