SUL VEDERE E IL RICONOSCERE

Giaime (2015)

Il significato di un ritratto è nel legame tra osservatore e fotografato. Il fotografo è solo il medium che rende possibile questa relazione. È possibile conoscere direttamente (conoscente, amico, parente) o indirettamente (personaggio famoso) il soggetto, cioè avere una relazione che diventa forzatamente la chiave di lettura del ritratto. Noi leggiamo l'immagine di una persona nota decodificandone l'espressione, i lineamenti, la postura attraverso le informazioni preesistenti che abbiamo riguardo al soggetto. È un riflesso spontaneo, che provoca sensazioni facilmente reperibili ed appaganti. Guardando la persona ritratta la “riconosciamo”, ovvero leggiamo le cose che già sappiamo di lei, cerchiamo insomma una conferma del nostro riconoscimento. In pratica vediamo nell'immagine della persona conosciuta soltanto ciò che possiamo o vogliamo riconoscere, e perciò non la vediamo affatto, o meglio vediamo solo il modo in cui noi riusciamo ad osservarla. 
Se non vi è alcuna relazione tra osservatore e fotografato sarà più facile “vedere” il soggetto, perché liberi dal vincolo del “riconoscimento”. Lo vediamo per la prima volta, senza pregiudizi, solo un volto come tanti altri, eppure unico. Non sapere assolutamente nulla di lui è la condizione ideale per osservarlo. Non conoscerlo o riconoscerlo, ma semplicemente "vederlo".

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