IL FOTOGRAFO GENTILE

Carlijn - Ronciglione (2019)

Ogni grande fotoreporter ci insegna che è fondamentale instaurare un rapporto di fiducia con i soggetti da ritrarre se vogliamo portare a casa un lavoro equilibrato e il più possibile attinente alla realtà. Questo paradigma vale però solo per un certo tipo di fotoreporter. La fiducia tra il fotografo e il soggetto porta a risultati specifici, che necessitano di altrettante letture. Ma se invece di entrare in punta dei piedi nella scena di ripresa ci buttassimo con prepotenza, che cosa accadrebbe? Provocheremmo delle reazioni impreviste, probabilmente poco piacevoli. Creare un'azione di disturbo irriterebbe il soggetto, lo farebbe probabilmente infuriare, e questa reazione andrebbe a disegnare un'immagine sul nostro supporto che potrà richiedere una specifica interpretazione. Mi viene da pensare ai grandissimi Weegee e Martin Parr. La loro fotografia così invasiva, ingombrante e opportunistica ha dato alla luce opere che sono dei veri pugni allo stomaco e che, pur disapprovando questo loro atteggiamento, amo profondamente. Vestire i panni del "fotografo gentile" è una cosa di cui sono molto grato e credo abbia anche a che fare con il mio carattere. Mentre James Nachtwey racconta la sofferenza con la sua indole affabile, Parr estrae dolore dalla quotidianità con la violenza del suo gesto fotografico. Perché fotografare è sempre un'espressione del corpo-mente, alla maniera di una danza. 




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