STATO DI APPARENZA

Mondanità (2015)

Se è vero che la fotografia ritrattistica ha il potere di richiamare il soggetto allo stato di presenza, che è altrimenti combattuto, nella maggior parte dei casi, tra il passato e il futuro, tra il ricordo e l'anticipazione, è anche vero che durante la ripresa il fotografo è obbligato a partecipare a questo evento e a condividerlo insieme al fotografato. In quel segmento temporale definito dal tempo di esposizione si ha una testimonianza congiunta del presente, che converge inevitabilmente nell'immagine acquisita. L'intesa tra fotografo e fotografato raggiunge un'intimità talmente profonda che solo per via della sua brevità non lascia strascichi emotivi, o almeno non sempre.
Questo accadeva forse in passato, quando i soggetti avevano una percezione diversa dell'obbiettivo fotografico che li riprendeva e dell'uso che poi veniva fatto dell'immagine. Nell'era degli smartphones e dei social media la funzione del ritratto è cambiata, stravolgendo di fatto la percezione del fotografato. Il richiamo non è più a uno stato di presenza ma uno stato di apparenza, poiché vincolato alle nuove fruizioni dell'immagine e al gioco di rappresentazioni virtuali alle quali ormai tutti partecipiamo.

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