IL NORMALE FOTOGRAFARE

Baia Toscana - Cancello sul mare (2017)


Il “normale fotografare” è per me un atteggiamento, una condizione dell'animo, non una tecnica o uno stile. È un gesto che incomincia come reazione ma che diventa col tempo controllato e profondamente consapevole. È assecondare il bisogno di registrare il proprio vedere, non importa se per divertimento o per ricerca artistica. È una sequenza di intenti, un flusso di movimenti che parte dal riconoscimento della scena, continua con una ponderata esecuzione tecnica volta alla sua acquisizione e si conclude con il lieve tocco del pulsante di scatto. È un agire fine a sé stesso, un armonico fluire, l’epilogo più giusto di una felice scoperta.

Avete mai provato a combinare meditazione e fotografia? È un po’ come se si mettesse a fuoco dentro di noi prima di farlo con l’obiettivo. Vi invito a trovare il vostro metodo.
Trovandosi in un luogo affollato, pieno di stimoli e saturo di potenzialità, può risultare non facile riconoscere il momento decisivo attraverso il troppo vedere. Allora chiudiamo gli occhi e respiriamo profondamente, cercando per alcuni istanti di allontanarci dal caos che ci circonda. Nel rimanere soli e distanziati dal resto, guadagniamo una posizione privilegiata per meglio scoprire la scena che stiamo cercando. 
Ma non è che per caso è la scena che sta cercando noi?

Il pensiero fotografico è lo spettacolo pirotecnico delle concettualizzazioni ed è stupendo parteciparvi, ma a prenderlo troppo sul serio si rischia di rimanere abbagliati. Solo l’amore per la verità ultima, che è come la luce di un faro all’orizzonte, potrà essere la giusta predisposizione per sedersi in prima fila a guardare lo spettacolo e magari anche prenderne parte, dando forma così ad una personale filosofia creativa che non avrà la pretesa di essere niente di più di un’idea, un riflesso di una mente scalpitante. 
L’impegno, quando è sincero e non innescato dall’ego, diventa la prova della validità di un gesto davvero creativo. Tutto ciò di cui si ha bisogno è di un profondo desiderio di verità, incipit di quel flusso naturale di eventi che ha inizio da una prima fase di apprendimento, si sviluppa e si trasforma con l’elaborazione del pensiero e si conclude appunto con il gesto creativo. 


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