QUESTIONE D’INTUITO

Firenze - Ombre e finestre (2014)

Ora che hai fatto tesoro di tutta questa conoscenza, ora che sai come funziona la lunghezza focale e come si usano i tempi di posa, ora che conosci il piano aureo e le tecniche di composizione, che hai studiato a fondo i grandissimi della fotografia, ammirando per ore le loro opere e cercando più volte di emularli, ora che sai tutte queste cose…
...dimenticatele! Cancella dalla tua mente ogni presupposto, ogni punto di riferimento, ogni linea guida. Riparti da zero, ignorando le aspettative di critici, intellettuali e professori. Ma soprattutto, lascia andare la tensione che senti ogni volta che provi a liberarti di tutte queste cose. Se non ci pensi, affioreranno da sole, nel modo giusto, senza sforzo. È così che il tuo gesto, pur sostenuto dalla conoscenza, non le dovrà alcun tributo.

Henry Cartier Bresson ci insegna che il gesto fotografico non può che essere intuitivo, e come dargli torto! Ma da dove viene questa intuizione? Predisposizione? Esperienza? Talento? Certamente anche tutte queste cose, ma credo ci sia di più.
L’intuizione ha un qualcosa di divino. Magari è solo la scintilla che mette in moto tutti i riflessi congiunti del corpo-mente, oppure il filo che lega ognuna delle qualità in gioco, nel tempo di un istante. È forse un mistero che accade nella totalità della sublime esperienza dell’osservare.
Qualunque cosa esso sia, è lui il fautore del momento decisivo, un istante che è prima di tutto tuo, che l'hai riconosciuto, e poi anche degli altri, ma solo se sono pronti a vederlo.

Sono libero dalle impostazioni creative (ma si può parlare di vera creatività quando ci vengono imposte delle regole?) Sono libero dalle influenze gerarchiche (senza mai dimenticare i grandi maestri). Ho delle idee e le perseguo, se queste mi soddisfano. Non sto a chiedermi se siano meritevoli dell’attenzione del mondo (che poi è sempre un mondo immaginato da me).
Partecipo ad una fotografia che accade nel disimpegno, un flusso di gesti e pensieri ai piedi della creazione. Il mio fotografare è attivo e passivo, è un occhio che guarda e un’idea che folgora l’intento di schiacciare il pulsante. È una testimonianza continua della realtà ritagliata. Io non ne sono l’autore, però vi partecipo insieme a tutto il resto.
È l’universo che lascia accadere questa fotografia. 

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