LA GRANDE TENTAZIONE

Londra - Fuori dal pub (2017)


Aspiro a vincere una volta per tutte la grande tentazione del fotografo, quella di mentire. Chi intende usare una macchina fotografica deve per forza fare i conti con questa tentazione, che spesso è solo una conseguenza inevitabile del medium, un riflesso involontario. Non sto parlando di chi mente consapevolmente, come nella fotografia commerciale in cui la bugia è commissionata e saper mentire è un requisito richiesto al fotografo. Mi rivolgo invece ai messaggeri di verità o presunti tali, teneri ingenui con le migliori intenzioni, facili prede di questo sottile inganno ottico. 
Fotografare senza mentire richiede una predisposizione alla verità, una condizione interiore che accetti la realtà per quella che è, senza alcun desiderio di cambiarla. Solo in totale assenza di tensione, ambizione e desiderio si può forse costringere il nostro obiettivo ad essere davvero obiettivo. Questo non significa ignorare il bagaglio culturale che ci portiamo dietro e che ci aiuta a migliorare la resa tecnica e compositiva del messaggio visivo. Ma se noi questo bagaglio invece di asservirlo alla vanità lo mettessimo al servizio della verità, forse riusciremmo ad eludere una volta per tutte la grande tentazione.

Appurato che la fotografia menta, siamo sicuri di sapere che cosa sia la verità?
La cultura dell'immagine, che dilaga senza tregua nella moderna società degli utenti di smartphone e tablet, è ancora in grado di discernere tra la rappresentazione virtuale e la realtà materiale? Oppure siamo arrivati ad un punto di non ritorno in cui realtà e finzione si amalgamano dando vita qualcosa di nuovo, una realtà alternativa fortemente incentrata su immagini che producono false identificazioni più o meno consapevoli?
In questa nuova realtà, chi conosce le dinamiche del gioco delle rappresentazioni da schermo possiede gli strumenti per andare oltre la finzione attraverso la finzione stessa. Anche questa potrebbe essere, a suo modo, un tipo di realtà. Una verità nella bugia.
Forse si può trovare più verità in una palese menzogna che in una verità affermata con troppo zelo. In questo scenario di apparenze e verità ultime, spesso arroganti, sento il bisogno di aggrapparmi saldamente alla radice ultima della realtà, che so di poter trovare solo dentro di me e non fuori. 

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