LETTURA

Bambina rivolta al mare (2007)

Il linguaggio della fotografia ha i suoi limiti, ma non lo hanno forse tutte quante le forme di comunicazione? I saggi del passato ci hanno più volte spiegato che le parole non sono in grado di descrivere alcuni stati dell'essere, proprio perché il limite della parola è la concettualizzazione, e cose come "illuminazione", "realizzazione" e anche "Dio" sono per loro natura inconcettualizzabili.
Se la pratica fotografica è rivolta verso l'interno, quale mezzo per una ricerca personale, l'unica lettura necessaria sarà quella dello stesso fotografo, come chiusura dell'intero viaggio creativo che scaturisce dall'idea. Per me nient'altro conta: il guardare, il partecipare, il canalizzare e infine il leggere. Perché l'imponderabilità del risultato finale è l'ennesima conferma delle vera natura di una foto, nient'altro che una contingenza di eventi canalizzati dall'intento del fotografo. Leggere e scoprire i coautori dell'immagine è un modo, se non altro originale, per smascherare la falsità del dualismo e riaffermarci come parte di tutto.

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